Oligàrkia

Chapter 1 Time for Revelations, Missione

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view post Posted on 31/12/2013, 14:33
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Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

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CITAZIONE
Benvenuti alla prima Missione. Questa è una role speciale, in cui si svilupperà la trama del forum, quella collettiva, che coinvolge TUTTI, sia Dei che pg "normali". Siete TUTTI invitati a prendervi parte, con ALMENO un vostro pg. Se vi aggrada potete anche portarli entrambi.

Avete 2 SETTIMANE di tempo per arrivare e far "socializzare" i vostri pg. Postate quante volte volete e ricordatevi di aggiungere "Rivolto a: NOME PG" prima di OGNI POST, anche quando non vi rivolgete a nessuno.

Buon divertimento e felice anno nuovo <3

6ZBym2B
*Sono passate due settimane da quando il Dio dello Strepito e della Follia ha ricevuto il suo speciale ordine da parte di suo padre.
Ovviamente, dato che si è trattato del primo "ordine" a lui congegnale, portarlo a termine non è stato affatto un problema.
Per chi non fosse a conoscenza di ciò che è accaduto in precedenza, Zeus in persona, per voce della Dea della Luna Artemide, ha chiesto al suo ribelle figlio amante del vino e della baldoria di organizzare per la fine dell'anno il più grande Baccanale che si fosse mai visto prima sulla faccia della Terra.
Quale miglior occasione per mostrare ai divini barbagianni quale sia la vera vita da Dei, dunque?

Il nostro Rosso ha deciso di organizzare il tutto con la collaborazione di Ninfe e Satiri, che, si sa, sono da sempre ben propensi a partecipare ai suoi cortei e alle sue festicciole.
Il gruppo ha dunque concordato che il luogo migliore per tenere una festa di fine anno alla quale potesse partecipare più gente possibile fosse Atene, e per l'occasione ha scelto nientemeno che l'antica Acropoli, transennata e illuminata in maniera suggestiva per l'occasione.
Dunque era proprio in questo luogo stracolmo di storia e suggestione che il Dio Dioniso si trovava, insieme al suo fido branco di compari Satiri: il sole era già calato da un pò, ed era da quella mattina che i Satiri si erano affannati per predisporre il tutto.
La zona centrale dell'antica piazza, esattamente sotto al Partenone, che tra parentesi era illuminato da miriadi di candele che gli conferivano un aspetto ancor più maestoso e solenne del solito, era adibita a "pista da ballo": un larghissimo spiazzo da cui chiunque avrebbe potuto ammirare gli artisti che si sarebbero esibiti sopra le scale dell'antico Tempio.
Ai lati della piazza, poi, erano disposti due giganteschi bouffet, stracolmi di ogni delizia Greca che si potesse immaginare, da piatti caldi a stuzzichini freddi, passando per i dolci, ovviamente... e altrettanto ovviamente per il Vino, portato per l'occasione nientemeno che dal Dio del Vino in persona. Ce n'era sia di bianco che di rosso, ma ovviamente le proporzioni erano assolutamente a favore del secondo tipo.
Ad ogni modo, le Ninfe avevano provveduto a infiltrare anche qualche analcolico per gli animi meno "selvatici", quindi c'era davvero roba per tutti i gusti.*

Bene... ci siamo.
*Al calar del sole molta gente cominciò ad avanzare verso la piazza, guardandosi intorno, ammirata dalle luci e dall'atmosfera di magia che quella notte dell'ultimo dell'anno avrebbe saputo regalare.
Il Dio Folle si concesse un sogghigno, mentre osservava l'arrivo delle persone: aveva ovviamente fatto in modo che assolutamente TUTTI, in un modo o nell'altro, sapessero che stava per tenersi una grande festa.
Manifesti, voci di corridoio, perfino "inviti personali" fatti da lui stesso a giovani mortali ignari di chi in realtà avessero di fronte... tutta la Grecia sapeva del grande Baccanale di Capodanno, e in molti sarebbero accorsi.
Appoggiato a una delle colonne illuminate d'arancio del Partenone, il Dio si voltò verso un ragazzone alto quasi quanto lui, ma decisamente più "mingherlino": il giovane aveva una sorta di corno in mano, uno di quelli che servivano in passato per attirare l'attenzione degli eserciti o per incitare alla carica, ma in versione più "moderna", ovviamente.
A un cenno del Dio, il giovane non perse tempo e mise tutto il fiato che aveva in corpo nel soffiare in quello strumento: un suono alto, squillante, allegro e al contempo inconfondibile, che ovviamente era fatto per attirare l'attenzione di tutti.
Solo in quel momento il Dio, sogghignante, staccò la schiena dalla colonna, e dall'alto delle scale del Partenone, allargò le braccia in direzione di tutti i presenti, alzando la voce per farsi sentire.*
Benvenuti, amici... benvenuti a tutti. Questa notte sarà una notte magica: molte cose cambieranno, molte altre saranno lasciate alle spalle. Questa notte è fatta per dimenticarsi dei propri problemi e vivere solamente il presente... Questa notte è la vostra notte!
*Un piccolo occhiolino, un altro cenno ai Satiri, posizionati insieme alle Ninfe tutti più o meno nella stessa zona, attorno a lui, e.... la musica partì, chiara, squillante nonostante la totale assenza di impianti di amplificazione.
Gli strumenti musicali che in un passato molto remoto Efesto stesso gli aveva donato erano progettati proprio per questo, d'altronde: farsi sentire anche nel mezzo del caos di un Baccanale.
Appena la musica iniziò, le Ninfe, vestite da giovani fanciulle assolutamente normali, cominciarono a danzare attorno ai musicisti Satiri, e anche attorno al Dio, che, fermo in piedi al centro di quel palco improvvisato, aspettò, solo i pochi secondi di musica necessari, prima di cominciare a.... Cantare.

La sua voce avrebbe potuto tranquillamente rendere tutti i presenti suoi servi, così come, volendo, avrebbe potuto esaltarli e fargli vivere tutte le esperienze più eccitanti che la loro mente aveva avuto paura di mostrare fino a quel momento... ma il piano non era quello di far impazzire tutti i presenti, ma soltanto di farli divertire, perciò il Dio si sarebbe limitato a cantare e danzare insieme alle Ninfe... almeno per ora.

Ah, se ve lo state chiedendo, non si tratta certo di una festa formale, quanto piuttosto di una specie di "concerto" all'aperto. Il Dio infatti indossava un paio di stretti jeans, una canotta bianca e un giubbotto di pelle marrone scuro, con collo di finta pelliccia, e anche la band e le "ballerine" avevano gli stessi abiti molto casual.
Per quanto riguarda il clima, la notte era serena e illuminata da miriadi di stelle, ma anche solcata da un sottile vento freddo, che tutto sommato sarebbe stato piacevole, una volta che la pista da ballo si fosse "scaldata".*

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view post Posted on 4/1/2014, 23:54
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Rivolto a: nessuno in particolare

Ryuya Valentine Ramsey
Anche quel giorno la mattina era giunta, come l'ora di svegliarsi.
Un momento tragico talvolta per Ryuya, che salvo rare occasioni rimaneva sempre incollato al materasso, con il volto infossato nel cuscino e sotto e le coperte, nel tentativo di riscivolare nel sonno e rimanere in silenzio.
Tutto inutile, una voce continuava a chiamarlo, incessante e sempre più spesso. Il fatto che in quell'epoca la tecnologia non funzionasse più era del tutto irrilevante, Amias era molto peggio di una sveglia e si prodigava ogni mattina affinché il suo fratellino non rimanesse a fare l'animale notturno.
Destra, sinistra. Il biondo semidio aveva preso a rotolare sotto le lenzuola avvolgendosi sempre più, come in bozzolo, fino a quando i suoi movimenti vennero limitati e non si ridusse a produrre un lamento soffocato, probabilmente detto senza alcuna logica. Voleva dormire, solo dormire.
Chi glielo faceva fare di svegliarsi quando non c'era nulla da fare?
Ryuya si sentì chiamato ancora una volta, mentre un rumore di passi prese ad avvicinarsi sempre di più, sostituito poi dal bussare contro la sua porta.
«Basta... è ancora presto.» Disse a fatica il biondo sbadigliando.
La porta della stanza venne aperta e il letto dopo poco sobbalzò: Amias ci si era buttato sopra e cercava di “srotolare” il fratello dalle coperte.
Lottarono un po, e alla fine Ryuya dovette alzarsi, troppo ringalluzzito per potersi riaddormentare.

«Accidenti, potevi lasciarmi in pace ancora un po!»
Ecco la prima frase del semidio durante la sua “colazione” svoltasi alle undici e quaranta del mattino, mentre Amias preparava il pranzo.
Non era abitudine del biondo svegliarsi sempre così tardi... l'alzarsi in generale era un po un dramma, poi c'erano mattine in cui alle otto era già pronto e pimpante, mentre altre... no.
Pazienza, di sicuro non era l'unico a quel mondo, giusto il suo fratellastro si svegliava di buon umore.
La colazione/pranzo fu mangiata lentamente, ma una volta finito si poteva dire che il giovane ragazzo fosse davvero sveglio, senza ombra di dubbio. Fu in quel momento che gli fu detta una notizia, o meglio, una novità.
«Un baccanale ad Atene per festeggiare l'ultimo dell'anno?» La sua voce era stupita.
Il fratello annuì con un sorriso, sapeva che la cosa avrebbe attirato l'attenzione di Ryuya, dato che da quando si erano trasferiti era rimasto quasi sempre tappato in casa.
Il biondo prese in mano un volantino che gli venne passato e si mise a leggerlo dirigendosi verso il divano, per poi lasciarsi cadere sopra di esso mentre leggeva le ultime righe.
«Tu vieni?» Chiese ad Amias, che rispose puntualmente scuotendo il capo, per dire di no.
Uno sbuffo di Ryuya riempì la stanza, anche se per pochi secondi. Insomma, il divertimento non era velenoso, un po ogni tanto faceva bene!
Il testo del volantino venne letto e riletto, mentre cercava di immaginarsi l'acropoli, che aveva solo visto in alcune immagini.
Chissà com'era dal vivo... era davvero curioso.
«Io invece ci vado.» Affermò il semidio mentre si alzava. «Ti porterò un ricordino del viaggio... forse!»
Una piccola risatina divertita lo accompagnò su per le scale, mentre tornava in camera sua per mettere a posto quel poco che bastava.

Il giorno della partenza era arrivato, Ryuya stava facendo mente locale.
Il tragitto l'aveva memorizzato, i soldi li aveva, così come acqua e un po di cibo da sgranocchiare durante il viaggio. Tutto pronto.
Rimaneva solo da salutare il fratello maggiore e ascoltare le sue raccomandazioni, poi sarebbe potuto andare. Un bacio sulla fronte lo prese un po alla sprovvista facendolo lievemente arrossire, ma nulla di grave, si limitò solo a uscire di fretta un po imbarazzato.
«Uff... ora posso davvero andare.»
Si incamminò, fece alcuni pezzi a piedi, e altri facendosi dare dei passaggi da chi aveva un carro o qualcosa di simile, fino a quando non arrivò a destinazione, ritrovandosi ad Atene, la città nativa dei genitori, quella stessa città che avevano lasciato molti anni prima che lui nascesse.
-Non è il momento per pensare a queste cose-
Si costrinse a ritornare presente e buttò l'occhio a qualche via e negozio, prima di arrivare sulla strada che lo avrebbe portato all'acropoli, il luogo in cui si sarebbe tenuto il baccanale tra non molto.
Gli bastò infatti camminare per accorgersi che non sarebbe arrivato poi con molto anticipo, cosa confermata anche al suo arrivo, con il sole che iniziava a lanciare deboli bagliori rossi, che si intensificarono nel giro di pochi minuti, duranti i quali Ryuya si unì alla folla che si stava radunando in una stesso punto: la piazza, contornata da tantissime luce e leccornie.
Gli occhi del giovane vagavano da una parte all'altra di quel luogo, non aveva mai partecipato a un evento del genere e si sentiva spaesato ed emozionato allo stesso tempo, anche se non sembrava da come appariva.
Maglia bianca, semplice e a maniche lunghe piuttosto leggera, sovrastata da un giubottino nero lasciato aperto, un paio di jeans scuri e scarpe comode, intonate al tutto.
Nulla di speciale. Si guardava attorno con la gola leggermente asciutta, in attesa di qualcosa che nemmeno lui riusciva davvero a definire, poi, infine, qualcuno iniziò a parlare a voce alta, forte... una voce che sovrastò tutte le altre, che si ammutolirono.
Dall'alto di una scalinata, Dioniso, aveva iniziato un brevissimo discorso che dava inizio alla serata, concluso poi con l'inizio della musica, delle danze e del canto.
L'attenzione del biondo era per lo più focalizzata sulle ninfe che ballavano, decisamente molto belle, alcune in particolare, ma anche i banchetti lo attiravano parecchio e ben presto si diresse verso uno di essi, ritrovandosi ad ammirare molti tipi diversi vino. Sorrise.
Con Dioniso di mezzo sarebbe stato strano il contrario!
Non era un esperto, ma ne sapeva abbastanza per sapere che preferiva – in generale – i vini rossi, e allora perché non tentare? Con così tanta scelta avrebbe di sicuro trovato qualcosa di congeniale al suo palato.

«Parlato»
-Pensato-

Non c'è niente di più terrificante di qualcosa che non bisogna pagare.
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¸¨Kälea¨
view post Posted on 25/1/2014, 22:40




Rivolto a: Nessuno in particolare

Per quanto poco gli importasse di quanto potesse dire uno stupido, era giunto anche alle sue infernali orecchie l’intenzione di quel suo così adorato fratellino, troppo pieno di sè da non riuscire ancora ad accettare l’evoluzione dell’intelletto umano e il suo conseguente allontanamento dagli dei a favore dei falsi idoli.
Denaro e amore, sesso e potere, fama e gloria. Il volere degli uomini non era mutato poi di molto nel corso dei millenni, tendendo a ripetersi fin quasi alla nausea. Generazione dopo generazione alla costante ricerca della realizzazione materiale di sè, via via tenendo sempre meno in considerazione ciò che li avrebbe attesi successivamente.
Perché nulla è mai la fine e la loro fine non sarebbe stata che un nuovo inizio. Il loro corpo si sarebbe deteriorato e la bellezza sarebbe languidamente svanita dalle loro ormai vecchie carni scavate dalle fatiche di una vita vissuta ad inseguire se stessi.
Le membra stanche e stremate si sarebbero adagiate a terra, morenti, tramutandosi in cenere e tornando alla stessa terra che li aveva generati. Ma se il corpo sarebbe morto, le loro anime avrebbero trovato vita, benedizione e dannazione eterna.
I Campi Elisi o gli Inferi li avrebbero accolti con orgoglio tra le ploro schiere, imprigionandoli nel loro abbraccio immortale. Ma non era necessario che tutti giungessero a questa nuova vita in età avanzata, ormai vecchi e soli.
Il destino era inevitabile e ciò che era certo era che non tutti quelli che ora passeggiavano allegri, ridendo e scherzando felici avrebbero atteso a lungo per confrontarsi col proprio futuro.
Gli occhi dorati del ragazzo vagavano lentamente sui visi e sulle figure dei molti che avevano scelto di radunarsi in quel luogo, ignari di tutto, ignari di loro stessi. Dal canto suo, il ragazzo osservava in disparte, poggiato con la schiena all’angolo di un muro, nascosto nella penombra per non essere notato, spettatore imparziale dell’umanità.
I lunghi capelli violacei gli ricadevano sulle spalle fasciate da un lungo cappotto bluastro mentre pur non servendogli effettivamente a nulla, una sciarpa di cachemire grigia gli avvolgeva il collo, sparendo oltre il cappotto.
Affascinanti, gli umani, così consapevoli di dover morire eppure così stupidi da non tenerne conto.
Era questo che incuriosiva così tanto il dio nei loro confronti. Attenzione, incuriosirsi non interessarsi.
Non gli importava di ciò che avevano o avrebbero fatto, di quello che gli sarebbe successo o di quello che loro avrebbero potuto far succedere.
Sempre che qualcosa sarebbe successo; alla fine magari quella si sarebbe rivelata una semplice notte di capodanno come tutte le altre che nei millenni si erano susseguite senza che particolari avvenimetri avessero luogo di nascere.
Certo, la presenza di quella testa calda di sua nipote poteva considerarsi quasi come un dato di fatto che qualcosa sarebbe capitato in quella nottata per il mortali così importante, in quella nottata che dettava, come del resto faceva ogni altro momento l’allontanarsi dalla loro nascita e l’avvicinarsi alla loro morte.
Forse era questo che quegli abbietti mortali veneravano con la fine di un anno e con l’inizio di quello successivo, con l’illusione di un lieto cambiamento in contrapposizione alla più spietata realtà con la quale presto o tardi avrebbero dovuto confrontarsi.
Immobile, fissava con sguardo indifferente il divertimento negli occhi dei giovani, senza lasciarsi intaccare dal loro brio, rimanendo in disparte sia fisicamente che emotivamente.
«- Grr-»
Un basso e sommesso ringhio si levò flebile ma minaccioso da dietro il ragazzo, prodotto da qualcosa ancora totalmente nasconto alla vista umana nell’oscurità che regnava in quel luogo relativamente lontano dal centro della scena di quella festa.
Una strana sensazione di freddo albergava attorno al dio, una una sensazione che sarebbe stata percepita da chi, volontariamente o involontariamente gli sarebbe passato accanto.
Un freddo inconsueto per niente eccessivo date le vesti umane scelte da Hades, che sarebbe sarebbe stato avvertito da un lato in senso fisico, come un piccolo brivido un po’ più intenso da quello attribuibile al clima di fine dicembre, ma d’altra parte sarebbe stata una freddezza interiore cge avrebbe colpito l’animo, anche se magari per pochi istanti. Una sensazione comune ma che sarebbe stata avvertita in maniera differente da persona a persona.
«Sta’ calmo. Non è ancora giunto il momento.»
Un piccolo mormorio scivolò dalle labbra del dio, quietando in tal modo il ringhio e dunque chi l’aveva emesso.

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view post Posted on 9/2/2014, 18:51
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Samil Yilmaz
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«Nemmeno morto»
Farfugliò sottovoce il verde al solo leggere poche parole presenti nel manifesto, ovvero l’indispensabile per capire -seppur in maniera approssimativa- il nocciolo della questione. Si sarebbe tenuto un baccanale nell'Acropoli di Atene, fine. Lo guardò male, preso dal forte desiderio di strapparlo e buttarlo via. Era qualcosa di inutile, a parere suo, come era qualcosa di facile da evitare e che, di certo, non avrebbe cambiato la vita di qualcuno se egli decideva di diventarne partecipe o meno. Lui, di certo, non ci sarebbe andato nemmeno se fosse stato pagato con tutte le ricchezze presenti in quel mondo. Trovava già la cosa disturbante per tutto il tempo perduto solo nel restare lì per, probabilmente, nulla se non restare in piedi a fissare gli altri e cercare di controllarsi per non usare i propri poteri senza che volesse farlo di propria volontà.
Quel manifesto, in poche parole, avrebbe potuto persino prendere fuoco, poco gli sarebbe importato. E, in effetti, il ragazzo lo vide bruciare. A partire dal basso, vide la fiamma comparire per annerire la carta in modo più lento di come avrebbe fatto normalmente. Il materiale bruciato si arricciava su se stesso, diventando un combustibile perfetto per l’elemento distruttivo di cui ora era alla mercé, trasformandosi poi solo in cenere. Il fuoco divorava la carta affamato, disposto ad eliminare tutto pur di diventare sempre più grande. Per vivere un po’ più a lungo poiché consapevole del suo non lasciare traccia di sé, al suo scomparire, ma solo prove del suo essersi presentato. Il fuoco, nel suo elemento più puro, non lasciava mai nulla di sé.
Samil distolse lo sguardo dal manifesto mezzo bruciato con uno scatto quasi violento, rendendosi conto solo in un secondo momento di aver persino chiuso gli occhi smeraldini per far svanire quella maledetta illusione il più in fretta possibile. Il chiuderli almeno aveva evitato di mantenere il minimo contatto visivo con essa, oltre al fatto che farlo di scatto e l’aver riconosciuto che era solo un’illusione l’aveva aiutato abbastanza.
Lanciò di nuovo un’occhiata al povero manifesto il quale, ora, poteva vantare di non avere prove nemmeno del passaggio del fuoco su di sé. Fino a poco fa non s'aspettava nient’altro se non un mucchio di cenere e il muro annerito al posto dell'affisso, cosa che per fortuna non fu così. Essere vittime delle proprie illusioni, dopo anni di tentativo per evitarlo il più possibile, non era qualcosa di cui potersi vantare, anche di poco. Su questo non c’era dubbio. Il problema, però, si presenta al solo guardare un certo oggetto e anche solo limitarsi a sperare il suo fare una brutta fine. Già questo fatto dell'imparare a controllare il proprio potere e non eseguirlo a caso l’aveva costretto, purtroppo, a concentrarsi più su quello che non, per esempio, al tempo in cui le sue illusioni sembravano credibili.
Lesse di nuovo il contenuto di quel dannato, inutile, manifesto. In modo da pensare più alla stupidità di quel baccanale in generale e non a quella del povero e innocente affisso, ritrovatosi persino a doversi subire l’ira di un elemento distruttivo come il fuoco. La cosa sembrò funzionare, data l’assenza d’illusioni nonostante continuasse a disapprovare quell'idea.
Non ci sarebbe andato, non avrebbe perso tempo in quel modo. Gli altri facessero pure quello che volevano.

Il giorno prestabilito si diresse verso l’Acropoli di Atene, senza degnarsi di cambiarsi o altro. Magari il resto era pure vestito elegantemente, ostentando la loro eleganza e ricchezza. La cosa non lo toccava nemmeno in parte, era già tanto se aveva deciso di andare, alla fine, a quel dannatissimo baccanale.
Scarpe da ginnastica, jeans chiari, una cintura nera e una felpa grigia. Sotto una maglia a maniche lunghe presa senza nemmeno degnarsi di controllare com'era, era comunque una di quelle magliette senza la minima stampa e bianca. Facilissima da sporcare, quindi, ma almeno in quel caso aveva la felpa e il cappotto nero a proteggerla. Tenevano pure al caldo, cosa si voleva di più?
Non sapeva perché, alla fine, aveva deciso di andarci. Semplicemente gli era venuto quel breve momento in cui, davanti alla solita serata passata in solitudine, se non per la compagnia di un buon libro, aveva avuto il dubbio se non fosse stato meglio andare a quella festa. Abitava ad Atene, non aveva nemmeno la scusa del dover preparare chissà quali viaggi richiedenti anche solo un minimo di pre-organizzazione. Non fece chissà quale cosa degna di nota, né di così molto interessante.
Si mise poco lontano da uno dei tavoli per il bouffet, non avendo tuttavia un motivo di quel gesto. Appoggiò il peso del proprio corpo sulla sua destra senza pensarci particolarmente, limitandosi poi a incrociare le braccia. Osservò la piccola danza delle fiammelle provenienti dalle candele che illuminavano il Partenone, senza però dimostrare particolare interesse verso esse. Anche perché, cavolo, osservare troppo quelle fiammelle dava un fastidio incredibile.
Fu, però, preso alla sprovvista al sentire all'improvviso il suono di un corno, per quanto allegro potesse mai essere. Era riuscito ad attirare la sua attenzione, quindi quello strumento era riuscito a compiere il suo dovere persino con il ventenne. Se la prima impressione che si ha di una persona può determinare tutto, quello che al momento pensava Samil di Dioniso non avrebbe certo annunciato un buon rapporto. Non aveva nulla per dire che era un pessimo soggetto, semplicemente gli dava una cattiva impressione. Dato il suo non conoscerlo nemmeno un po’, si poteva dire che al momento gli stava cordialmente antipatico, ecco tutto. Ridacchiò, senza un valido motivo, dopo il discorso del rosso, evitando a malapena di farsi sfuggire qualche frecciatina più velenosa del solito.
Sarà colpevole il freddo, il suo iniziale non voler venire lì, la combinazione di un po’ tutto o chissà quale altra cosa, ma evidentemente questa volta era più in vena di regalare dosi massicce di veleno a tutti sotto forma di scontrosità, frecciatine amare e altro. Era pur sempre terribilmente lunatico, la possibilità che quella sera avrebbe persino sorriso sinceramente e abbandonato l'idea di donare odio gratuito erano in ogni caso abbastanza alte.
Di tutte le cose da ricercare, la prima è la sapienza.
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view post Posted on 9/2/2014, 22:44
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Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

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Vi lascio "un pò di tempo" a partire da oggi per far socializzare tra loro i pg. Don't warry, non lo faccio perchè non voglio mandare avanti la missione XD Anzi, a dire il vero non vedo l'ora... ma dato che -finalmente- ci siete. cogliete la palla al balzo e fate socializzare un pò i vostri PimPi v.v
 
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view post Posted on 13/2/2014, 23:25
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Rivolto a: Samil Yilmaz verso il finale

Ryuya Valentine Ramsey
Il baccanale era iniziato da un po e anche il girovagare di Ryuya tra i vari banchetti perdurava già da diversi minuti, intento a scegliere quali vini rossi assaggiare basandosi su metodi di giudizio assai discutibili.
Non se ne intendeva, era la verità. E allora che avrebbe dovuto fare? Visto che non poteva assaggiarli tutti ne avrebbe assaggiato un sorsetto di quelli che gli spiravano di più per colore, gradazione, foggia della bottiglia e ogni altro particolare che potesse suscitargli un apprezzamento o un rinnego. Di fatto, era l'unica cosa che faceva lì in mezzo, oltre al tirare qualche fugace sguardo alle ninfe, ma per il resto nulla, era una delle persone più tranquille.
A un certo punto si accorse di essere arrivato ad assaggiare il quarto tipo di vino, e quell'ultima scelta gli piaceva particolarmente... prese la bottiglia e versò il suo contenuto nel proprio bicchiere, generosamente, poi prese ad allontanarsi per cercare di godersi un minimo quella festa di ultimo dell'anno.
-Umh... che vino era pure?- Chiese a stesso, mentre camminava un po assorto.
Era certo di aver memorizzato il nome, ma una volta finito il liquido scarlatto l'aveva già cancellato dalla propria mente. Pazienza.
Cercò un tavolo alla svelta e ci appoggiò il proprio bicchiere vuoto, abbandonandolo lì, come a voler significare che di vino non ne avrebbe più bevuto. Per lui un assaggio di tre vini più un ultimo a riempirgli completamente il bicchiere erano abbastanza, non valeva la pena di correre il rischio di ubriacarsi, tanto più che era lontano da casa di diversi chilometri.
Ora che aveva le mani libere, e il rischio di sporcarsi di rosso era ormai passato, si sentiva ben più libero di rilassarsi e andare in ogni direzione possibile, anche la più incasinata di tutte. Iniziò quindi a girare un po dappertutto senza una vera e propria logica, preso a guardare innanzitutto lo scenario in cui era immerso, comprese tutte quelle luci sparse ovunque.
Gli piaceva quel luogo, benché l'architettura non fosse assolutamente il suo forte. Probabilmente il ricordo delle varie parti sarebbe sfumato inevitabilmente, ma questo era il destino dei ricordi in un certo senso, non ci trovava nulla di ingiusto. L'unica pecca in quella situazione, era il troppo ammirare ciò che stava in alto, che costringeva il giovane semidio a girare con il naso all'insù, cosa che gli si sarebbe ritorta contro prima o poi, come poi effettivamente accadde.
Non seppe neanche lui in cosa inciampò, se era la scarpa di un qualche cittadino o un osso di coccinella, fatto sta che perse l'equilibrio per un non nulla, sbilanciandosi e rischiando di cadere. Fu solo per un soffio che riuscì a rimanere in piedi, anche se per poco non falciava un innocente lì vicino, che chissà se l'aveva visto o meno... bé, si spera che almeno sul finale l'avesse visto, perché Ryuya si arrestò proprio di fianco al giovane che era riuscito ad evitare. Doveva avere all'incirca la sua età, anche se pareva un po più grande, e aveva i capelli verdi lasciati lunghi.
Il biondo si rimise dritto in fretta, consapevole di non aver fatto la più bella delle figure, ma del resto quale essere vivente non inciampa una volta nella vita? Non era certo una cosa per cui nascondere la testa sotto terra come uno struzzo.
In sintesi, non accadde nulla di nulla, perché il giovane diciottenne non trovava motivo di rivolgere la parola a un perfetto sconosciuto fra tanti a cui era capitato quasi in braccio. Tuttavia, per qualche istante, quasi senza rendersene conto, fissò il coetaneo come per imprimersi la sua immagine nella mente, per poi scuoter il capo come per darsi una svegliata.

«Parlato»
-Pensato-

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view post Posted on 26/2/2014, 22:42
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Rivolto a: Ryuya

Samil Yilmaz
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Per l’aver visto Ryuya, in effetti, Samil l’aveva visto. Non gli aveva degnato niente se non un’occhiata vaga, senza soffermarsi troppo a pensare al colore dei capelli, agli occhi, a co, ad applicare il libretto del linguaggio del corpo su di lui e altro. Era un tizio sconosciuto venuto ad un inutile baccanale, in cui il figlio di Eris aveva avuto da commentare persino su Dionisio Anche se si poteva di non era stato troppo esagerato su ciò. Insomma, gli stava cordialmente antipatico, mica gli aveva augurato chissà cosa. Era ancora distante dal stargli antipatico in modo piuttosto aperto e ovvio.
Comunque, Ryuya per lui non aveva la minima importanza. Pertanto addio ai vari metodi per ricordarsi della faccia di qualcuno in seguito, pensare a come si veste o altro. Era un signor Nessuno ed andava trattato come tale, niente di più niente di meno. Anche se, a dire il vero, avrebbe trattato allo stesso modo persino una divinità nello stato emotivo in cui era. Difficilmente avrebbe preferito inchinarsi o altre cavolate rispetto ad una bella risposta cinica. Come l’arrabbiatura della sera possa essere pericolosa per la propria salute e, forse, per la sua stessa vita. L’unica cosa fortunata era, come detto prima, il suo essere a dir poco lunatico: bastava sperare in un suo diventare meno velenoso, possibilmente prima della decisione di qualcuno di rivolgergli la parola. O rischi di falciarlo mentre si sta facendo i cavoli propri. Perché sì, lui era rimasto in quel punto, fermo quanto un palo della luce. Ma almeno, il sopracitato palo disperde luce e riparo dal buio brutto e cattivo. Lui disperdeva negatività e veleno, al modico sconto di prendi tutti quelli che lui vuole paghi zero.
Pertanto sì, Samil aveva notato quel ragazzo biondo, ma non lo aveva nemmeno fissato per tutto il tempo prevedendo il rischio d’essere falciato già da prima. Lo notò più per botta di fortuna e, dal suo punto di vista, evitò di avere in braccio quel tizio per un altro caso di fortuna infinita. Forse non ci saranno frecciatine o altro, a dimostrazione di quanto può essere lunatico Samil. Forse. Si ritrovò a notarlo il simpatico fatto di come quel signor Nessuno era inciampato, sì, solo sul finale, ma almeno l’aveva notato. Ciò in ogni caso non lo salva dal dire come, forse più per fretta rispetto ad altro, la sua azione istintiva fosse stata abbastanza idiota. Se avesse dovuto scegliere cosa fare razionalmente e con abbastanza tempo su cui rimuginarci -cosa impossibile, parlando di una persona che inciampa e cade- avrebbe fatto qualche passo di lato. Nel suo caso si sarebbe spostato sulla sua sinistra, lasciando bellamente il tizio a lottare tra caduta -forse rovinosa, forse no- ed equilibrio. Il tutto senza farsi il minimo rimorso di coscienza, rimuginando sul perché non aveva aiutato quel povero tizio di cui non conosceva il nome a riottenere il proprio equilibrio. Il fatto era semplice: non ne aveva la minima voglia di essere d’aiuto a qualcuno per il fine a se stesso, nemmeno un po’. L’avrebbe guardato per qualche secondo, avrebbe mosso leggermente il capo in senso di diniego e se ne sarebbe andato, manco il povero signor Nessuno avesse commesso chissà quale peccato. Era colpa di come vedeva, ora, il tutto Samil. Il suo punto di vista non era poi così ottimista, comprensivo e gentile, piuttosto tendeva ad essere il completo contrario.
Per istinto si ritrasse indietro, sebbene la cosa potesse anche rivelarsi abbastanza inutile. Accennò un sorriso ironico al vedere quel biondino raddrizzarsi, consapevole di aver rischiato di essere falciato da quello stesso ragazzo. A dire il vero il tempo di evitarlo l’aveva anche avuto: era stata una sua azione idiota ad acuire il rischio sopracitato. Tentò di nascondere il sorriso, riuscendoci solo in parte e riducendolo ad un piccolo -forse nemmeno si riusciva a notare- alzare gli angoli della bocca. Non si poteva nemmeno più definire sorriso, in effetti.
Il tutto per un suo brutto vizio, di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Doveva sorbirselo però, senza togliersi quel pensiero: prima o poi l’avrebbe debellato, alla pari di una malattia grave e -soprattutto- stressante. Prima o poi avrebbe davvero riversato addosso tutto quel veleno addosso a qualcuno, liberandosi della negatività tenuta sigillate da ormai anni. Più poi che prima, ma ci sarebbe stato: lo pretendeva.
Per ora... insomma, era davanti allo sconosciuto di turno, non si va a sfogare la propria negatività davanti alla prima vista, soprattutto nel pieno di un momento “no”. A meno di non essere ubriachi, in quel caso si ha la scusa e uno strappo alla regola ci sta. Poteva fingersi ubriaco, ma non aveva bevuto un goccio e la cosa poteva sembrare -giustamente- abbastanza forzata.
All’inizio era intenzionato a non rivolgere la minima parola a quello sconosciuto dagli occhi azzurri, fu quel scuotere il capo a dargli l’iniziativa giusta per voler dire anche mezza parola. Non sapeva il motivo, fatto sta che ora era diviso tra la voglia di lanciargli una frecciatina e quella di iniziare una conversazione tranquilla, senza il minimo dubbio sul continuo di questa nello stesso modoì. Prediligendo la seconda ipotesi, maledizione al suo vizio del cavolo. Si ficcò le mani nelle tasche del giubbotto la condensa creatasi dal suo respiro si era fatta -per un attimo- più densa. Avrebbe voluto fissare il volteggiare del vapore acqueo condensato, invece di fare la brava persona sociale. Perché non lo era affatto, già.
«Fà più attenzione»
Disse, niente di più, con tono atono. Come se volesse sott’intendere come ciò fosse un’ovvietà da dire, oltre al capire il suo non essere, per nulla,interessato a fargli una ramanzina lunga un discorso e più. Il biondo sembrava più giovane, ma poco importava: Samil non era suo padre, non aveva la minima voglia di fare ramanzine a qualcuno conosciuto da poco, il quale aveva semplicemente rischiato di finirgli in braccio.
Si concesse un sospiro, nemmeno tanto rumoroso, ammirando il volteggiare del vapore acqueo occupato a disperdersi in modo leggiadro nell’aria. Molto più interessante della frase detta prima, in ogni caso.
«Samil Yilmaz, per la cronaca»
Sì, ovvio, passiamo da non voler vedere nemmeno la propria ombra al voler socializzare in meno di tre secondi. Logico.
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Rivolto a: Samil Yilmaz

Ryuya Valentine Ramsey
Ebbene, tutto si era fermato nella quasi caduta del giovane semidio, inciampato molto probabilmente in un osso di coccinella.
Già, non sapeva realmente in cosa, ma aveva la netta sensazione di aver perso l'equilibrio per una ragione tanto stupida che non volle neanche cercare di capirla. Era successo, punto.
In quei pochi passi che aveva poi percorso, barcollante, nel tentativo di rimanere in piedi e non spataccarsi sul duro, era anche passato a fianco di un coetaneo mai visto prima, schivato anche lui, così come era riuscito a schivare il terreno.
Insomma, alla fine era andato tutto bene. Il naso di Ryuya era ancora intero o lo sconosciuto illeso.
Ma poi cosa successe? In realtà nulla di che, se non fosse che il biondo si incantò per qualche istante, fisso a guardare il ragazzo dai lunghi capelli verdi, che di certo non incarnava l'entusiasmo.
Se ne rimaneva fermo immobile, con un'espressione indefinibile, poi improvvisamente parlò, pronunciando tre parole in tono piuttosto piatto: “Fà più attenzione”
… Beh, di certo non era suo hobby quello di inciampare, questo era ovvio. Di sicuro avrebbe fatto sempre attenzione, ma non poteva neanche camminare con il naso puntato all'ingiù, atto ad analizzare eventuali insidie sul terreno.
Il cervello del semidio si riempì in fretta di questi pensieri, ma poi dovette cancellarli in fretta, mettendoli in secondo piano, perché lo sconosciuto si presentò e quindi il biondo non poteva prolungare oltre il suo silenzio.

«Ryuya... Ramsey.»

Disse piuttosto lapidario, con tono un po incerto, come se ci stesse pensando. Ed effettivamente era così, ci aveva veramente dovuto riflettere, perché il ragazzo di fronte a lui si era presentato con nome e cognome, ma lui alla fine aveva voluto omettere il secondo nome: Valentine.
Si era sempre un po vergognato di avere anche un nome da donna, capiva le ragioni per cui gli era stato dato, ma non c'era bisogno che tutto il mondo lo sapesse.

«Scusa se prima ti sono quasi caduto addosso.»

Concluse poi senza troppe cerimonie, riagganciandosi alla prima frase che Samil gli aveva detto.
Il suo volto in quel momento era normale in tutto e per tutto, calmo... quindi si, la frase non aveva fronzoli, ma solo perché sarebbe stato inutile metterceli. Si poteva dire che le scuse fossero sincere, d'altro canto c'era proprio lui dalla parte del torto, quindi era giusto così.

«Parlato»
-Pensato-

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Rivolto a: Ryuya

Samil Yilmaz
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Di certo non si poteva girare con lo sguardo puntato verso il basso, Samil doveva ammetterlo. Inoltre, con lo sguardo puntato verso il basso, c’era comunque il rischio di andare a sbattere contro qualcuno e ritrovarsi, di conseguenza, ad un altro “Fa più attenzione”. Cosa certamente non molto gradita, soprattutto se già qualcuno l’aveva detto. Comunque, dalla voglia improvvisa di conversare del ragazzo dai capelli verdi, riuscì a sapere il nome del signor nessuno il quale per poco non gli era finito in braccio. In questo modo, lui non si poteva più prendere la briga di chiamarlo “Signor nessuno”. Peccato, stava cominciando ad affezionarsi a quella specie di soprannome. Forse, o forse gli piaceva chiamarlo così solo per il suo sembrare, ed essere se avrebbe continuato a parlare di lui con quelle due parole, una presa in giro bella e buona. Ryuya. Di certo non poteva dire nulla della singolarità del nome o altro: Samil, di certo, non era un nome dato a molti. Il significato non era nemmeno tanto allegro, quindi era ancor meno utilizzato. Niente divagamenti su ciò, in sunto, sarebbe stato abbastanza ipocrita. In un primo momento, tuttavia, il ragazzo aveva pensato gli volesse dire soltanto il proprio nome, data la pausa. Non gli creava nessun problema, a dire il vero sembrava volergli sottolineare quanto era stato inutile dire il suo di cognome. Il nome era più che sufficiente, non aveva avuto alcun motivo per aggiungere persino quell’”Yilmaz”. Alla fine, però, l’altro ragazzo aveva detto anche lui il proprio cognome, facendogli chiedere il motivo per quella pausa per lui senza significato. Ci pensò su, ma non trovò in ogni caso un motivo per cui valesse la pena fare quella domanda. Qualche problema con il proprio cognome? Forse, in effetti poteva pure essere, ma in quel caso fingevi di dire il nome e basta. L’idea di dire il cognome, secondo lui e in quei casi, non ti sfiorava nemmeno. Quindi tale quesito rimase senza risposta, soprattutto perché non si sognava minimamente di chiedere al diretto interessato il motivo.
«Piacere di conoscerti»
Disse, sebbene quasi farfugliando, consapevole della poca utilità di quella frase. Fece spallucce alle parole di scuse dell’altro, tentando di sorridergli. Ok, non era proprio un sorriso, ma solo un accenno di questo, però era pur sempre qualcosa considerato com'era prima. Lunatico. Sì, non c’era altro modo con cui definire Samil a parte con quel aggettivo: Lunatico.
«Fa nulla»
Risposta altrettanto senza fronzoli, se non si contava il gesto che fece, il quale aveva il compito di sottolineare quel non avere la minima importanza. Sì, prima avrebbe risposto diversamente. Povero chiunque dovesse sopportare quegli sbalzi d’umore improvvisi: raramente si sarebbe potuto prevedere come avrebbe potuto prendere qualcosa il semidio. Osservò le persone interessate più a ballare nella pista da ballo, non dando però più interesse alle Ninfe o chissà cos'altro.
«Tu non balli?»
Chiese, tradendo la sua sincera curiosità dal tono. Certo, poteva sembrare con l’intenzione di cacciarlo, ma a questo non ci aveva pensato. Per ora, certo, la sua idea su ciò poteva sempre cambiare, persino radicalmente.
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Rivolto a: Samil Yilmaz

Ryuya Valentine Ramsey
La mezza figuraccia era fatta. Lo sapeva, ci aveva pensato, se l'era ridetto... ora basta, era tempo di voltare pagina, anche il coetaneo a cui era quasi saltato in braccio era ormai andato oltre, quindi poteva benissimo farlo anche lui.
Erano ad una festa in fondo, perché farsi problemi su cose che non sono successe? Non ha senso.
Così ebbero inizio le presentazioni di rito, composte da nome e in questo caso anche cognome. Di solito Ryuya si presentava semplicemente con il primo nome, non sapeva perché Samil avesse anche aggiunto il cognome, ma volle imitarlo giusto per poter essere alla pari in un certo senso, tanto non gli costava nulla. L'unica cosa importante era non nominare “Valentine”, ecco tutto.
Il resto poteva essere sulla bocca di tutti.
Ma andiamo oltre, il biondo doveva curarsi di altro al momento, il coetaneo volle chiudere quel giro di presentazioni con un “piacere di conoscerti”, che venne ascoltato da Ryuya e assimilato dopo aver fatto un leggero sorriso di rimando, pensando che forse era inutile rispondere a sua volta in modo simile, rischiando di trasformare il loro dialogo in un copia e incolla.
Piccole frasi si susseguirono in seguito, fino ad arrivare a una domanda posta al semidio, figlio di Hades. Una domanda che risuonò un po nella sua mente. Ballare...
In effetti in molti lo facevano, anzi, quasi tutti, mentre lui nemmeno ci aveva pensato. Com'era possibile? Va bene, era stato incuriosito dai vini e all'inizio si era perso a guardare le ninfe, ma poi si era limitato a camminare e ad imbalzarsi, non stava facendo nulla di “festaiolo” oltre al godersi lo spirito della serata. Insomma, a conti fatti si rese conto che non stava partecipando molto... ma non poteva farci niente, l'atmosfera di quell'ambiente lo distraeva, o almeno, fino a quel momento era stato così.

«No, per ora no. Magari più tardi.»

Disse dopo aver accantonato i suoi pensieri e i suoi ragionamenti, saltati fuori improvvisamente, quasi quanto un coniglio che esce dal cilindro di un mago. No, non doveva pensarci, si sarebbe distratto un'altra volta e per quella sera si era già distratto troppe volte.

«Tu invece? Mi è sembrato che non stessi facendo nulla prima.»

Concluse con una nota di curiosità.
Si, perché è vero che neppure il biondo faceva qualcosa di particolare, ma almeno girava, guardava, assaggiava... anche se non si faceva troppo coinvolgere dava quanto meno l'impressione di essere presente, invece Samil era quasi in disparte, o almeno così gli era parso.
Forse avrebbe dovuto farsi molto semplicemente gli affari suoi, ma questo particolare gli venne in mente troppo tardi, quindi ormai tanto valeva attendere pazientemente una risposta.

«Parlato»
-Pensato-

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Rivolto a: Ryuya

Samil Yilmaz
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Alla risposta dell’altro annuì appena, quasi sovrappensiero. Non pensò nemmeno per un istante al fatto che Ryuya poteva anche non aver visto quel cenno del capo, rendendo quindi obbligatoria una risposta a voce. Tuttavia, la risposta vocale seguì comunque il gesto, sebbene non per aver considerato chissà cosa.
«Mi sembra giusto»
Disse, giusto per essere cortese. Non aveva molta voglia di parlare di sé, quindi dirgli di quanto poco sapesse ballare era fuori discussione. Aveva mai ballato, poi? No. Non aveva mai avuto occasione di farlo in coppia, da solo gli sembrava più qualcosa di ridicolo e idiota. Quindi più che "mi sembra giusto", la risposta più idonea per lui e in quel momento sarebbe -senza problemi- potuta essere “Io detesto ballare”. Almeno così nascondeva pure quel fastidioso particolare di non esserne, in verità, capace e basta. Non invidiava per niente chi, invece, era in grado di farlo. Insomma, cosa volevano? Un applauso?
Clap clap.
Ecco, tutti felici e contenti. Buon per loro.
Tra l’altro, come per telepatia, il biondo gli chiese qualcosa che riguardava lui. Nonostante la poca voglia del turco, in effetti, di parlare di sé. Non poteva nemmeno prendersela comoda e rispondere con un poco elegante “Fatti gli affari tuoi”. Per una buona volta poteva pure non essere tanto scontroso come era suo solito, no? Anche perché, al momento, non era per niente di cattivo umore e non trovava motivi per esserlo. Non sapeva neanche il vero motivo per il quale era finito lì, dire che fino a quel momento il suo unico obiettivo era fare la bella statuina non sarebbe poi tanto errato. Sul serio. Non aveva fatto nulla fino ad ora, se non decidere a priori che Dioniso gli era cordialmente antipatico. Per quanto cordiale potesse essere l’antipatia.
«Già»
Lanciò un’occhiata alle ninfe, giusto per qualche secondo, per poi ritornare a puntare lo sguardo su Ryuya. Sì, in effetti non stava facendo nulla e -se l’altro ragazzo non gli fosse quasi cascato in braccio- avrebbe continuato senza troppi problemi a non fare nulla. Era venuto a quel baccanale senza una motivazione, molto probabilmente avrebbe passato solo un altro po’ di tempo da solo, poi avrebbe deciso di tornarsene a casa. Magari a leggere un buon libro, azione molto più appoggiata dal turco rispetto a quella di rimanere lì, con il solo scopo di fare parte dello sfondo.
«Le feste non m’interessano molto. Avevo anche pensato di non venire»
Perfetto, il motivo di quella confessione? Non c’era, aveva voluto aggiungere ciò e basta.
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Rivolto a: Samil Yilmaz

Ryuya Valentine Ramsey
Per quanto la conversazione, in un modo o nell'altro, stesse proseguendo, non si poteva certo dire che fosse “energica”... adatta ad una festa o a due giovani adolescenti.
Era come se entrambi non fossero realmente interessati a quel loro scambio di informazioni ed opinioni, almeno a tratti. Risposte brevi e concise potevano essere un esempio, anche se non erano una vera e propria prova, dato che ognuno ha il proprio modo di rapportarsi.
Comunque, tutti questi pensieri non avevano alcun peso in quella situazione, se non nella testa di Ryuya, che più volte si era già perso nei meandri dei suoi ragionamenti, cosa che doveva smettere di fare, altrimenti avrebbe finito con il distrarsi troppo per davvero, incappando in altre figuracce...
Meglio evitare. Accantonò quindi tutti i pensieri di troppo e ascoltò la frase di Samil, a cui non riusciva a trovare niente da aggiungere, se non un inspiegabile cenno del capo, un annuire muto, come per dire che l'aveva sentito.

-Stiamo arrivando alla frutta...-

Si ritrovò a pensare, mentre fissava il coetaneo in viso, senza sapere cosa cavolo dire.
Sentiva di non avere appigli, di non aver nulla su cui costruire uno straccio di frase, e si rifiutava di fare domande banali del tipo “quanti anni hai” o “da dove vieni”... insomma, erano ad un baccanale, non al primo giorno di scuola!
Rendendosi poi conto di essere rimasto muto per qualche secondo, e di essersi di nuovo mezzo perso nel suo divagarsi mentale, fece una domanda, in pratica rigirandola, rimanendo poi in attesa di una qualche risposta, sperando che fosse abbastanza “generosa” da superare le due parole.
E... che dire, la sopra citata risposta arrivò, a da essa capì il perché delle sue precedenti sensazioni.
Quella sua sensazione di noia, disinteresse. Forse era proprio il suo non voler essere lì ad aver determinato una così piatta conversazione, che il biondo ormai stentava a voler portare avanti... insomma, se Samil voleva andarsene poteva farlo, anche perché a tutto c'è un limite e Ryuya non trovava argomenti fissando i vini sui tavoli.
La festa in sé non gli dispiaceva, sarebbe rimasto volentieri, a costo di fare il solitario perso in un mare di folla.

«Ah, capisco.»

Disse, mentre in realtà non capiva affatto.
Il baccanale in fondo mica era obbligatorio come evento! Non a caso suo fratello Amias se ne era rimasto in panciolle a casetta loro, senza farsi alcun problema.

«Alla fine cosa ti ha portato qui?»

Doverosa domanda per chi non ha capito una mazza, come già scritto sopra.
Una semplice curiosità del momento, che di certo non l'avrebbe ucciso se fosse rimasta celata dal mistero, in fondo non era una cosa che reputava tanto importante... era semplicemente l'unica domanda sensata che gli era venuta in mente, nell'attesa che accadesse qualcosa... qualunque cosa.

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11 replies since 31/12/2013, 14:33   245 views
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