Oligàrkia

Chapter 1 Time for Revelations, Prologo

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view post Posted on 20/12/2013, 23:18
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Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

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*Era notte fonda, sull’Olimpo così come in tutto il resto della Grecia, in quel momento.
Normalmente, a quell’ora, il Dio della Follia era solito trovarsi giù sulla Terra, alla ricerca di qualcosa da fare, di qualcuno da traviare e di anime da plasmare, o magari più semplicemente di un bicchiere di vino da bere.
Ma quella sera, che fosse per una ragione o più semplicemente per mancanza di voglia, il padre dei Satiri era rimasto nel suo Tempio.
Aveva da pochi giorni ricevuto una notevole strigliata dal Re degli Dei a causa del suo… come definirlo… “saltare” certe particolari riunioni, di quelle importanti, che si tengono da sempre sull’Olimpo ogni volta che arriva un certo periodo dell’anno, in particolare per l’arrivo dell’inverno e dell’estate.
Era da sempre che il Dio del Vino riceveva quel genere di ramanzine, e ormai perfino Zeus avrebbe dovuto sapere che le sue parole non avrebbero avuto su suo figlio alcun effetto, ma pareva comunque voler tentare, col solo risultato di rendere il suo folle figlio ancor meno propenso a seguire le regole e ancor più attratto dall’infrangerle.
In effetti in quel momento Dioniso era particolarmente tentato dall’idea di andare a far baldoria, ma al contempo aveva la strana sensazione che ci fosse in qualche modo la “necessità” che lui rimanesse lì, sul monte Olimpo, in attesa di un qualcosa di poco definito e probabilmente ignoto perfino al caro Apollo, che pure era Dio della preveggenza.
Se ne stava così nel suo angolo di Olimpo, annoiato eppure irrequieto, con pensieri di cui è bene non cercare di comprendere il senso che gli vorticavano rapidamente nella testa e lo invogliavano a fare qualcosa e al contempo a trattenersi, ad andare ma anche a rimanere lì dove si trovava.
Era così che a volte la sua particolare… condizione… lo riduceva, e in quei momenti non si sarebbe mai potuta prevedere quale sarebbe stata la sua reazione a un eventuale gesto provocatorio… ma anche ad un normale saluto, ora che ci penso.
Aveva tentato di placare quel suo stato d’animo in ogni maniera a lui nota, dal cercare di rendere quella giornata in qualche modo “produttiva”, passando tutta la mattinata a preparare filtri sul retro del suo Tempio, al bere, bere e bere per far passare quell’insopportabile fastidio.
Ma il solo risultato che aveva ottenuto era stato quello di non riuscire a toccare neanche un goccio d’ambrosia, e il fastidioso senso di oppressione che provava non era affatto scomparso, anzi, era addirittura aumentato, man mano che sopraggiungeva la sera e che il carro del sole viaggiava verso il basso orizzonte.
Era dunque più che logico che a quell’ora, a notte ormai inoltrata, gli fosse passata completamente la voglia di cercare di calmarsi.
Piuttosto desiderava trovare un modo per soddisfare almeno una parte di quegli oscuri desideri che gli riempivano il cervello ormai da un po’.
Fu per questo che decise di correre fuori dal suo Tempio, nel grande giardino che lo separava dal sentiero che lo avrebbe come sempre condotto sulla terra.
Ma, di nuovo, un senso di oppressione, una sorta di ordine che il suo cervello gli impartì, gli disse di fermarsi.*
Aaah… maledizione!
*Frustrato e scalpitante come un giovane stallone in piena crisi ormonale, il rosso scagliò un sasso verso l’alto, in uno dei tipici gesti di rabbia che contraddistinguevano quelle giornate in cui la sua mente gli giocava strani scherzi.
Il risultato fu che alzò gli occhi al cielo e…
Venne rapito.
Completamente rapito dalla luce argentea della luna, che già di solito, sull’Olimpo, si vedeva in maniera maledettamente chiara, ma che quella sera pareva così vicina da poterla toccare con la punta di un dito.
Solitamente il Dio Folle non si soffermava a notare certi particolari così “artistici”; era capitato ben poche volte nel corso della sua millenaria esistenza che si soffermasse ad ammirare un’opera di particolare bellezza o virtù, ed ogni volta lo aveva fatto per trovare il suo autore e spingerlo a creare qualcosa di ancora migliore, di ancor più stuzzicante per la mente altrui…
Ma chi poteva andare a cercare per creare qualcosa di più bello e luminoso di quella luna?*
Per tutti gli Dei del cielo, finalmente ti sei deciso!
*Una voce di donna aleggiò nell’aria, ferma e autoritaria, ma al tempo stesso dal suono limpido, chiaro, quasi dolce.
Per un imbarazzante attimo, il Dio dai capelli rossi pensò che fosse stata la Luna stessa a parlare.
Insomma, era così dannatamente vicina, e quella voce era arrivata con un tempismo così assoluto che la sua mente ottenebrata in parte dall’alcool e in parte dalle sue personali psicosi non potè che pensare che quello stesso astro gli avesse parlato.
Ma l’istinto e il buon senso lo portarono ad abbassare di scatto gli occhi color ambra, e una volta fatto capì che non stava parlando con l’astro che splendeva al momento nel cielo, ma con la sua anima.*
E tu che diavolo ci fai qui, non dovresti essere lassù?
*La figura femminile uscì quindi dalla penombra degli alberi per mostrarsi alla luce di una delle lanterne che illuminavano il tortuoso sentiero che attraversava il giardino di Bacco.
In realtà pareva emanare lei stessa una sorta di flebile, tenue luce, come se fosse stata illuminata dall’interno, ma non da un’alta e forte fiamma, quanto piuttosto da un piccolo, etereo fuoco fatuo.
I lunghi capelli d’argento splendevano sotto la luce del suo astro e gli occhi dalla profonda tonalità a metà tra il grigio e il viola luccicavano, splendidi come stelle e penetranti come frecce dalla punta d’acciaio.*
Suppongo di potermi prendere una piccola vacanza, ogni tanto. E poi qui siamo abbastanza in alto perché io possa fare comunque il mio lavoro. Ti stavo aspettando.
*Avere una reazione di stupore, quasi di shock, fu più che naturale, per il rosso, a quel punto.
La sua “sorellastra” Artemide non aveva mai voluto avere con lui un rapporto molto “stretto”, anzi, fin da quando erano due mocciosi si era sempre dedicata più al dovere che al piacere… quindi era più che normale che lui l’avesse vista poco o nulla, nel corso dei secoli.
E poi avevano idee decisamente differenti riguardo a come il mondo girasse: lui credeva che i mortali non avessero nessuna particolare “predilezione” per una religione piuttosto che per l’altra, ma che si dedicassero anima e corpo solo a ciò che procurava loro piacere –il che poteva anche voler dire vivere una vita ascetica e isolata… era un modo per provare “piacere” anche quello, solo che privilegiava lo spirito anziché il corpo e i sensi-.
Artemide invece aveva sofferto del fatto che i mortali non si dedicavano più all’antica religione… ma si poteva anche comprendere: lei e Demetra erano le più legate alla Terra, fra le divinità, e il fatto che gli umani avessero mutato il loro modo di comportarsi in favore di comportamenti meno rispettosi della natura aveva profondamente urtato sia loro che altri, come ad esempio il caro zio Poseidone, che aveva visto le sue preziose e potenti acque inquinate da praticamente qualunque cosa.
Queste due visioni così differenti avevano portato i due fratellastri a non cercarsi e a non sentire neanche particolarmente il bisogno di avere a che fare l’uno con l’altra, perciò Dean fu alquanto stupito di trovare la Dea della Luna ligia al dovere nel giardino di casa.*
Ma davvero, mi aspettavi? E perché mai, hai forse finalmente deciso di goderti un po’ la vita eterna? Sai che sono sempre… aperto e disponibile.. per te.
*Oh, sì, che lo era, e il modo in cui prese a guardarla lo dimostrava ampiamente, ancor più se accompagnato da lui che si mordeva delicatamente il labbro inferiore.
La Dea della Luna si concesse una sorta di sorriso: gli angoli delle sue labbra erano sollevati, ma dal suo sguardo si capiva che non aveva intenzione di stare al gioco per più di un breve scambio di battute.
E poi l’arco della Luna era come sempre dietro la sua schiena, e Dioniso sapeva che, se l’avesse sfoderato, non avrebbe avuto neanche il tempo di evocare il suo tirso.. si sarebbe semplicemente ritrovato una freccia in un occhio, o al centro della fronte, prima ancora di poter anche solo respirare.
E non sapeva se ricevere una ferita del genere da una Dea equivalesse a riceverla da una stupida freccia umana.
Certo, il rischio lo esaltava, ma il caro Bacco non era disposto a correrne, se in gioco c’era la sua pellaccia.*
Magari un’altra volta, fratellino. Ho un ciclo lunare da portare a termine.. sono qui perché ho un messaggio. Mi manda nostro padre.
*Di nuovo, il rosso strabuzzò gli occhi, stupito.
Da quando Artemide in persona si occupava di compiti che normalmente sarebbero spettati a qualcuno di grado decisamente più basso, ovvero il caro vecchio Hermes e i suoi sandali alati?
E soprattutto, da quando suo padre gli mandava messaggi?
Il vecchio barbagianni non si era mai azzardato a dargli un ordine, sapeva perfettamente che, qualsiasi cosa avesse chiesto, lui si sarebbe rifiutato di obbedire.
Doveva essere assolutamente disperato, per rivolgersi proprio a lui.. che era successo a tutti gli altri suoi stupidi lacchè, tipo Ares, Atena e tutti quanti gli altri?*
E come mai manda te e non il ragazzino con le scarpe alate? Pensa forse che sarei più propenso a obbedire se a darmi gli ordini è una bella ragazza? Dovrebbe saperlo che sono in grado di apprezzare anche un bel maschietto..
*E mentre un sogghigno lascivo e malizioso attraversava le labbra del Dio folle, il sorriso svaniva dalle labbra di Artemide, per trasformarsi in un’occhiata che definire raggelante sarebbe stato riduttivo.
Certo, la Dea era ben conscia di avere a che fare con un “soggetto difficile”, ed era anche consapevole che ci sarebbe voluta parecchia pazienza mista a fortuna per farsi ascoltare, ma non era disposta a tollerare più di tanto gli atteggiamenti e le provocazioni di quel suo “atipico” consanguineo.*
Hermes era stato già mandato ad avvertire gli altri, io ero già lì e avevo avuto modo di ascoltare, perciò mi sono offerta di venire da te a parlarti al posto suo… l’ho fatto solo per risparmiargli di scendere fin qua, non provare a pensare che ci sia dietro qualcosa di diverso.
*Quelle parole portarono il rosso a inclinare la testa da un lato, con aria dubbiosa.
Hermes era dunque partito per andare a comunicare a tutte le divinità dell’Olimpo un’unica notizia, che coinvolgeva lui in qualche maniera…
C’era qualcosa che non gli quadrava, qualcosa di importante che stava per essergli domandato… magari un qualche genere di compito.
Ma era decisamente assurdo che il vecchio fosse così ciecamente certo che lui avrebbe accettato l’incarico.*
E cosa sarebbe andato ad annunciare Hermes, al resto di voi vecchie mummie?
*La curiosità ebbe decisamente la meglio sul desiderio del Dio di rispondere alle altre parole della sorellastra.
Aveva un presentimento, una sensazione che gli diceva che stava per succedere qualcosa di grosso, di importante, ma diversa dalle solite pallose riunioni di vecchi bacucchi divini… qualcosa di eccitante.
E il sorrisetto in parte divertito e in parte compiaciuto che si formò sulle labbra di Artemide glielo confermò in pieno.*
E’ andato a portare degli inviti. Inviti per una festa che si terrà giù sulla terra alla fine di questo mese. A quanto pare ci sarà tantissima gente, o almeno così si augura nostro padre… vuole il Baccanale più grande che il mondo abbia mai visto. L’idea dovrebbe piacerti, vero fratellino?
*A Dioniso non venne lasciato il tempo di rispondere: prima che lui potesse tornare “lucido”, Artemide era già scomparsa, probabilmente tornata a svolgere i suoi doveri come ogni notte.
Ma del resto non c’era davvero la necessità che lui rispondesse qualcosa: come avrebbe potuto rifiutare un incarico del genere?
Mentre i secondi passavano lenti, sul viso del padre dei Satiri si accese una strana, famelica luce di follia: gli occhi dorati luccicarono di esaltazione e un sogghigno che decisamente nulla aveva di raccomandabile si fece largo tra le sue labbra.
Per un lungo istante il Dio si girò in direzione delle luci che provenivano dalla zona più elevata del Monte, su cui abitavano i più alti in grado, coloro che si interessavano seriamente alle noiose e ripetitive riunioni a cui lui rifiutava sempre di prendere parte.
Quelle luci, quella notte, parvero più vivide che mai agli occhi del Dio Folle, splendenti come piccoli soli e pulsanti come decine di cuori, che attendevano solo che arrivasse la fine del mese per esplodere.*
Vedo che finalmente hai cominciato a ragionare, padre…
*Una sommessa risata si diffuse in tutta la zona, assieme a un pungente profumo di vino e di spezie, e un attimo dopo il giardino tornò ad essere calmo, vuoto e sereno com’era sempre stato.
Dov’era andato il Dio?
Beh, il senso di oppressione e di ansia che lo aveva accompagnato per tutto il giorno era svanito come nel nulla, per essere sostituito da uno di intensa aspettativa ed esaltazione, quindi… era semplicemente andato a fare ciò che gli era appena stato richiesto, ovvero a radunare Satiri e Ninfe per organizzare il più grande, caotico spettacolo che la Grecia avesse mai visto.
Non c’era un minuto da perdere: la fine del mese era vicina.*



Code © Aika~chan



Questo è solo il prologo che precede la prima missione. Avevo troppa voglia di scriverlo per ridurlo a un misero riassunto prima del post di apertura del Baccanale, perciò eccovelo servito.

La "festa" inizierà a Capodanno. Prepare yourself, guys <3
 
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