Oligàrkia

Il nettare più dolce.. Minimissione

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/5/2012, 19:56
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*E' orrenda la sensazione che si prova quando si cerca qualcosa ma non la si trova.
Come se il mondo si fosse messo d'impegno per fare in modo di rovinarti la giornata, come se gli astri si fossero allineati, su nel cosmo, con tutti i propositi di renderti la vita impossibile.
Non che normalmente la vita del Dio del Vino fosse una passeggiata di salute.
Quella mattina in particolare, dopo l'ennesima delle infinite notti di bagordi, appena aveva avuto modo di riprendersi e di riuscire ad aprire gli occhi aveva scoperto di trovarsi nel proprio tempio, stravaccato sul gigantesco letto completamente sfatto, le braccia allargate e il capo reclinato da un lato, la testa appoggiata sul materasso anzichè sul cuscino, dal momento che si era ritrovato sdraiato per il verso della larghezza, il che non era un problema dal momento che il letto era ben più che largo.
Dopo essere disceso dal materasso ed essere riuscito a trascinare i piedi fino al bagno, aveva passato un tempo quasi infinito, pari a all'incirca due ore, sotto la cascata d'acqua corrente che gli Uomini amavano tanto chiamare doccia, lasciando che l'acqua calda gli scorresse addosso, lungo la schiena, rilassandolo e purificandolo dalla sbornia.
Quando si sentì finalmente soddisfatto uscì dal bagno, un asciugamano allacciato in vita e un altro intento a frizionargli la rossa chioma in modo piuttosto energico, e si diresse a passo lento verso la parte "pubblica" del tempio, nel punto in cui venivano offerti i sacrifici.
Non metteva nulla nello stomaco dal giorno prima, e quel che aveva messo nello stomaco il giorno prima era stato decisamente "poco solido" e assolutamente per nulla nutriente, perciò si ritrovava ad avere dannatamente fame.
Osservò l'altare al centro della lunga stanza vuota, posando un fugace sguardo, nel passarle davanti, alla statua che lo raffigurava, concedendosi un mezzosorriso mentre lo sguardo giallo si posava sulla superficie in marmo davanti a lui, alla ricerca del suo quotidiano nettare divino che.... non trovò.
L'altare era completamente vuoto, assolutamente spoglio: nessun sacrificio Umano, come accadeva ormai da secoli, nessuna brocca di vino e nemmeno una singola miseranda tazza di ambrosia.
Che suo padre avesse deciso di prenderle tutte per sè e trangugiare tutto il cibo di questo mondo?
Conoscendo la sua ingordigia poteva esserne più che capace, ma qualcosa gli fece cambiare idea.
L'altare non era completamente vuoto.
Sulla superficie in marmo, piegato quasi con cura meticolosa, c'era un biglietto, cosa che lo sorprese abbastanza, facendogli sollevare un sopracciglio, mentre l'ira che aveva già cominciato a montare in lui si assopiva momentaneamente e la mano che reggeva l'asciugamano sulla testa si rilassava lungo il fianco, lasciando che la stoffa spugnosa toccasse terra con un lembo.
C'era scritto qualcosa, su quel foglio, che il Dio dello strepito fece un pò fatica a comprendere...

"Il nettare più dolce sta nel fiore più nascosto
che in questo momento si trova in un altro posto
la casa del Poeta è il luogo in cui cercare
perchè solo la poesia il nettare può dare."


Il tutto firmato da un certo Panfilo, scrittore di poemi moderni, residente a Tebe, con tanto di biglietto da visita e numero di telefono.
In un primo momento Dioniso rimase a fissare quelle parole scritte in modo preciso e accurato, anche se a mano, e si chiese se fosse tutto frutto di uno scherzo, un bruttissimo, orrendo, malevolo scherzo di qualcuno che si era limitato a nascondere il suo fondamentale nettare divino in qualche altro angolo del tempio, infatti si guardò intorno febbrilmente, passando lo sguardo da una parte all'altra.
Poi, siccome sul biglietto si parlava di un fiore, gli venne il dubbio che il malandrino in questione avesse lasciato l'ambrosia fuori in giardino, quindi uscì, praticamente mezzo nudo, infischiandosene altamente perchè troppo irritato, almeno sul momento, ma neanche lì trovò nulla.
Al che decise di porre rimedio alla cosa in maniera estrema, ovvero andare alla ricerca di questo fantomatico Panfilo.
Furente, rientrò nel tempio, nel suo angolo segreto, si mise addosso i primi stracci Umani che trovò, ovvero un jeans blu scuro con catena e una maglietta nera con stampa rossa che lasciava scoperte le braccia, e si precipitò giù sulla Terra, sparendo in una colonna di fiamme dall'Olimpo.
Dato che si sentiva, almeno al momento, troppo furioso per essere certo di non combinare danni irreparabili, si recò prima alla locanda, ad ammansire un pò la rabbia nell'alcool.
Se ne stava in piedi davanti al bancone, un gomito appoggiato al piano del tavolo , con la mano rilassata che pendeva verso il suo torace, e l'altro, sempre appoggiato al tavolo, che reggeva il bicchiere di vino rosso che stava bevendo.
Gli occhi erano socchiusi, lo stomaco gli brontolava abbastanza ma non poteva essere soddisfatto da banale cibo umano, e nella mano stringeva convulsamente il foglio che aveva trovato, fissandolo col suo inquietante sguardo giallo, mentre la gente iniziava a entrare nel locale, dal momento che, come sempre, il Dio dello strepito, dopo aver fatto le ore piccole, si era svegliato decisamente tardi, e tra una cosa e l'altra si era fatta sera.
Il piano era andare immediatamente alla ricerca del fantomatico Panfilo... appena finito di bere.*
 
Top
Marxo
view post Posted on 10/5/2012, 21:44




png

Ero a Tebe da quella mattina, era una cittadina abbastanza tranquilla e piena di posti carini, sia culturalmente sia dal punto di vista di uno che ha voglia di divertirsi, infatti era pieno di locali.
Non era poi una pessima giornata, anche se l'altro me premeva per uscire, siccome lo tenevo a bada da due settimane, e se fosse uscito avrebbe sicuramente combinato qualche guaio.
Tra tutti i locali, le vetrine o altri luoghi simili su di mi sono soffermato a guardare l'insegna ce n'era uno in particolare che mi attirava, era una locanda. Anzi più che una locanda un fetido bar, ma la gente dentro sembrava divertirsi così decisi di entrare.
C'erano parecchie persone sparse per il locale, ma al bancone era pieno di gente, e l'unico spazio libero era vicino ad un ragazzo dai capelli rossi, che sorseggiava un boccale di vino.
Era di sicuro un ubriacone, puzzava di alcol più di tutti gli altri fenomeni da baraccone ubriachi fradici di tutta Tebe.
-Fammi uscire, voglio stendere lo sbandato- Era il mio "Coinquilino che mi mandava dei messaggi cercando di prendere il controllo del mio corpo.
-Zitto e soffri in silenzio- non l'avrei fatto uscire per nulla al mondo in un luogo così pieno di gente.
Era però una sensazione strana che mi avvolgeva, e proveniva proprio dal ragazzo con la coppa di vino, aveva un anima fredda quasi impercettibile, come se non fosse umano.
Ordinai un "Bloody Mary" corretto al barista, volevo usare l'alcol come spunto di conversazione.
«Allora, anche a te piace andare giù pesante con gli alcolici? Amico.»


«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan

 
Top
view post Posted on 10/5/2012, 22:23
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*Mentre il rosso liquido gli scendeva lento in gola, placando solo in minimissima parte quella sete che lo stava tormentando, il locale continuava a riempirsi.
Molti andavano a bere, altri a chiacchierare tranquillamente senza ordinare nulla, e altri ancora a cena con tranquillità, senza nessun pensiero, senza nessunissimo problema a cui badare.
Il percepire intorno quell'allegria e serenità gli dava assurdamente sui nervi, in quel momento, tanto che stringeva il vetro del bicchiere al punto che per un istante pensò potesse romperglisi tra le dita.
Ma fortunatamente non era ancora giunto a un punto tale da non riuscire più a contenere la sua forza, perciò, nonostante le nocche fossero bianche per la pressione che esercitava, il bicchiere non si ruppe.
Piuttosto bevve un altro sorso, cercando di sostituire la sensazione di rabbia col torpore portato dall'alcool.
L'impresa era effettivamente piuttosto ardua, ma lui era tuttosommato piuttosto determinato nel riuscirci.
Peccato solo che quel suo affogare nel vino fu interrotto dall'avvicinamento di un.. qualcuno.
Un qualcuno che gli si portò affianco ordinando un drink, inutile storpiatura del perfetto sapore del vino, e poi si era voltato a guardarlo e gli aveva parlato, come nulla fosse.
Lo sguardo giallo del Dio si voltò lento verso il ragazzo che aveva parlato, o meglio il ragazzino, a giudicare dall'espressione e dal modo di fare.
Un ragazzino di neanche vent'anni, probabilmente, apparentemente ingenuo e sincero nel porgergli quel quesito quasi infantile.
Anzi, senza il quasi.
I capelli corvini e lucidi attirarono per un attimo il suo sguardo, che tornò immediatamente dopo a posarsi sul bicchiere di vino che aveva in mano, mentre sul suo volto si formava un mezzo sogghigno.
Bevve un altro sorso, e ormai il bicchiere era finito, perciò fece cenno al barista di riempirglielo, cosa che avvenne dopo solo un paio d'attimi di attesa.
Tornò quindi a guardare il ragazzino che gli si era avvicinato, incurante di un piccolo ciuffo rosso fuoco che gli era calato davanti agli occhi.*
Amo il vino.
*Risponde, mentre il sogghigno si allarga secondo dopo secondo.*
E questo non è affatto andarci pesante. Amico.
*In effetti aveva fatto ben di peggio.
Non aveva voglia comunque di stare a raccontare le sue esperienze a un ragazzino, anche perchè non sarebbe bastato un secolo intero per raccontare ogni cosa.
Semplicemente si limitò a bere un altro sorso, per poi spostare nuovamente lo sguardo sul biglietto, pensando.
Panfilo il poeta.
Non ricordava che in passato ci fosse stato un poeta greco di nome Panfilo, ma magari Apollo avrebbe saputo dirgli qualcosa di più al riguardo.
Quel bel ragazzone adorava i poeti.
Il che gli fece tornare alla mente che non sapeva, in definitiva, neanche chi accidenti fosse, quel dannatissimo Panfilo del biglietto.
E dire che in teoria un Dio doveva sapere tutto.. ma non era lui a occuparsi della preveggenza.
Osservò l'indirizzo scritto sul biglietto da visita, passandoci sopra il polpastrello del pollice, quasi distrattamente, e poi... gli venne in mente qualcosa.
In effetti, se il ragazzino fosse stato d'accordo -ma lo sarebbe stato o di sua volontà o costretto con altri mezzi-, avrebbe potuto avere in un certo qual modo un aiuto.
Non che avesse bisogno di un braccio armato per farsi ridare l'ambrosia da un insulso poeta, ma, insomma, meglio in due che da soli.
Magari la presenza (non molto prestante, a dirla tutta) di qualcun'altro avrebbe intimidito a sufficienza il ladro.
Che poi, si chiedeva il Dio, come poteva essere stato un Uomo a rubare il nettare divino?
Con quella domanda pressante in testa, si voltò nuovamente verso il ragazzino, con aria tranquilla, senza particolari espressioni, come se fosse soltanto curioso.*
Sei di queste parti o solo di passaggio?
*Chiese, tranquillamente, giocherellando col bicchiere che ancora aveva in mano, per fare in modo che il vino formasse piccoli gorghi al suo interno.*
 
Top
Marxo
view post Posted on 11/5/2012, 12:46




png

Non ero un amante dell'alcool, anzi non ne avevo mai preso un drink prima d'ora, era quello che prendeva sempre mia madre e aveva un aspetto al quanto appetitoso. Dovevo provarlo.
Ero in attesa della risposta dell'ubriacone, intanto stavo per appoggiare le labbra sul bordo del bicchiere per sorseggiare quel drink colorato.
Non era il massimo, e non avevo voglia di continuare a berlo, il gusto non era niente di speciale e come effetto mi aspettavo più da un drink corretto.
«Amo il vino.» Rispose il ragazzo.
Intanto il mio coinquilino provò a parlargli, ma senza farmi muovere le labbra, semplicemente lo comunicò a me mentalmente - Si vede -
«E questo non è affatto andarci pesante. Amico.» Continuò.
Dopo questa sua affermazione il mio sguardo si fece più annoiato, più parlava e più mi sembrava ubriaco.
«Se lo dici tu.» Gli lanciai una frecciatina, se fosse stata davvero una persona degna del mio tempo non se la sarebbe di certo presa.
Posai sul tavolo il bicchiere aspettando di vedere cosa dicesse, intanto lasciai due monete d'oro al barista.
«Sei di queste parti o solo di passaggio?» chiese poi.
«Diciamo che sono in visita turistica, anche se in realtà sono qui per cercare qualche sfida degna di questo nome, anche per una persona non tanto umana come me. Sempre se posso, vorrei sapere cosa c'è scritto sul biglietto che tieni in mano, mi incuriosisce.»




«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan
 
Top
view post Posted on 11/5/2012, 13:41
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*Oh si, la cosa prometteva bene.
Più ci pensava e più si convinceva che avere qualcun'altro con lui per la ricerca di questo dannato poeta sarebbe stata la soluzione migliore.
Anche perchè, questa fu la considerazione che lo convinse maggiormente, in caso di eventuale degenerazione della faccenda avrebbe sempre avuto qualcuno a cui affibbiare la colpa, o in alternativa da mollare lì come nulla fosse.
Dopotutto... che gli interessava se un ragazzino arrogante e decisamente non in grado di reggere l'alcool rimaneva invischiato in una trappola tra divinità?
Un ghigno piuttosto malsano gli attraversò il volto a quei pensieri non propriamente benigni, mentre l'altro parlava in risposta alla sua domanda.
La cosa che gli dispiacque fu che non era di Tebe, dal momento che se lo fosse stato avrebbe sicuramente saputo dove si trovasse l'indirizzo segnato sul biglietto.
Ma ciò che accese la sua curiosità fu altro.
Disse di non essere propriamente umano... Dioniso non sapeva se lo stesse affermando seriamente o meno, anche perchè poteva anche essere tutta autoironia riferita al suo aspetto decisamente animalesco, ma, strano ma vero, nella sua mente si formò per un attimo il pensiero che potesse trattarsi sul serio di un semidio, anche se non ne vedeva in giro da molto tempo, ormai.
Il ghigno scomparve sostituito da uno sguardo indagatore, mentre il movimento del vino nel bicchiere si placava insieme a quello della sua mano.
Non disse nulla, non fece alcuna mossa.
Si limitò a scrutarlo.
Volendo, avrebbe anche potuto scrutargli la mente, invaderla come un fiumiciattolo (o come un'epidemia, conoscendolo) e scoprire dai suoi stessi ricordi se quella sensazione che sentiva fosse vera o meno... ma non gli andava.
Pigrizia, troppo vino o noia?
Forse tutte e tre le cose.
Non perse tempo a porgergli il biglietto, quando l'altro glielo chiese (non il biglietto con su scritta la poesia, ma il bigliettino da visita del poeta).*
Quest'uomo...
*Cominciò a dire, il tono di voce basso, profondo e quasi sibilante, come a dire che se ce l'avesse avuto davanti probabilmente lo avrebbe sgozzato con le sue stesse mani.
E in effetti era molto probabilmente vero, tanto che fu costretto ad appoggiare il suo bicchiere al bancone, per non correre il rischio di frantumarlo in mille pezzi.*
...Mi ha lasciato un biglietto affermando di aver rubato qualcosa di... molto.... importante per me.
*Continuò, scrutando gli occhi dell'altro col proprio inquietante e al contempo ammaliante sguardo giallo.
Panfilo il poeta... quel nome lo avrebbe ossessionato per il resto dei suoi giorni, sicuramente.
Quale essere umano poteva avere una sfrontatezza del genere?
Sempre che fosse stato davvero lui a rubargli l'ambrosia, ovviamente.*
Visto che a quanto dici ti piacciono le sfide, ti andrebbe di aiutarmi a trovarlo?
*Un sogghigno e uno sguardo eloquente, che accennava a ciò che c'era scritto sul biglietto da visita.
Prima, quando il ragazzino ancora non era arrivato, aveva letto e riletto l'indirizzo segnato mille e mille volte.
"Vicolo delle Baccanti, 3"
Se avesse davvero avuto qualche Baccante a sua disposizione in quel preciso istante non sarebbe certo stato costretto a chiedere una mano a un ragazzino sconosciuto che, a quel che sembrava, era pure discendente di uno dei tanti boriosi palloni gonfiati dell'Olimpo.
In effetti, se avesse avuto qualche Baccante, probabilmente non sarebbe neanche stato così furioso... o forse sarebbe stato furiosamente impegnato in altro.... senza il forse.
In ogni caso quella faccenda ironica e insensata gli stava cominciando a dare sui nervi, quindi sperava che l'altro accettasse e, se così non fosse stato, se ne sarebbe uscito da quella topaia di locanda senza batter ciglio.*
 
Top
Marxo
view post Posted on 11/5/2012, 20:29




png

Era più serio di prima, sembrava che avesse inteso male la mia frase, non volevo di certo spaventarlo.
«Tranquillo, sono umano. Ironizzavo sul mio aspetto, sai alcuni dicono che sembro un demone.»
Speravo di non averlo sconvolto, ma rimango della mia opinione che nemmeno lui sia veramente umano, infatti nessun umano emana quella sensazione fredda quasi impercettibile che riesce ad emanare lui.
Era davvero strana come sensazione, è la stessa che emana quello che considero il mio gemello, solo che un po' più debole.
Quando mi porse il biglietto lessi un indirizzo iniziò a raccontarmi di un certo Panfilo che gli aveva sottratto qualcosa di prezioso, sarà stato dell'alcool conoscendo il tipo di soggetto.
Poteva essere una bella sfida però, cercare un fantomatico tizio in mezzo ad una città sconosciuta, anzi mi correggo sarebbe stata una bella sfida se fossi stato un boy scout. Ma non sono uno scout quindi perchè aiutarlo?
-Aiutalo, e se c'è qualcosa da picchiare fa entrare in gioco me.- mi propose il socio.
-Va bene. Così faro, ma tu cerca di stare buono altrimenti sai cosa succederà. -
«Ho deciso. Ti aiuterò!» Infondo si trattava solo di cercare un tizio.



«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan
 
Top
view post Posted on 12/5/2012, 14:03
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*C'era ironia, presunzione o voglia di prenderlo in giro in quel modo che ebbe di rispondergli, dicendo a gran voce di essere umano?
Lo sguardo del Dio dello strepito si fece più sottile, mentre le palpebre calavano leggermente sulle iridi gialle e un ciuffo rosso fuoco gli copriva lo sguardo.
Odiava essere preso in giro, era una cosa che non sopportava, soprattutto non quando era ubriaco -come in quel momento, almeno un pò, era- e soprattutto non quando era già furioso di suo.
Che poi fosse una specie di bambinetto a prenderlo in giro, era un qualcosa di praticamente ridicolo.
Ma, nonostante tutto, la coscienza (quella parvenza di coscienza, che forse era più simile a buonsenso) gli diceva che in un posto così pieno di gente sarebbe stato quantomeno sconsigliabile sbottare di rabbia e rivelare al mondo la propria reale identità, perciò ignorò la cosa sollevando gli angoli della bocca in un ghigno.
Attese che l'altro esaminasse il biglietto da visita dell'odiato Panfilo, dopodichè sollevò nuovamente lo sguardo dorato nei suoi occhi, quando affermò che lo avrebbe aiutato.
La cosa era decisamente positiva... almeno non lo avrebbe costretto a lanciargli illusioni, filtri magici o quant'altro.*
Bene... molto bene...
*Disse, concedendosi un sospiro che voleva assomigliare vagamente a un sospiro di sollievo, come se non stesse aspettando altro che un animo gentile pronto a dargli una mano in quella che si profilava, almeno per un Mortale, come un'impresa tutt'altro che facile.
Riprese il bigliettino con su scritto l'indirizzo del poeta, infilandolo nella tasca dei jeans insieme alla poesiola, dopodichè, lanciando all'oste, pardòn, al barista, un paio di monete d'argento per pagare i due (o venti?) bicchieri di vino, si alzò dallo sgabello su cui era stato appollaiato fino a quel momento, una mano nella tasca destra dei jeans e l'altra lasciata pendere lungo il fianco opposto.
Sul volto, il sorrisetto che si era formato pochi attimi prima, si era allargato in un'espressione divertita.*
Se sei d'accordo, direi che ci conviene andare a cercare subito questo... vicolo delle Baccanti.
*In effetti il nome lo allettava parecchio, per non dire molto.
Ma pensare alle Baccanti non aiutava in quel momento, purtroppo... anche perchè sentiva lo stomaco cominciare a protestare per tutto quel vino a digiuno.
Mosse un paio di passi verso l'uscita, voltandosi e aspettando che l'altro lo raggiungesse, guardandolo con sempre quello strano sorriso stampato in faccia.
Decise che, se voleva che quel bamboccio avesse un minimo di fiducia nelle sue parole, forse era il caso di presentarsi.
O almeno... dirgli un nome falso che potesse valere come proprio.
Perciò, mentre attendeva che lo raggiungesse per uscire alla ricerca dell'odioso Panfilo, il Dio della follia decise di... presentarsi.*
Quasi dimenticavo... io sono Dean.
 
Top
Marxo
view post Posted on 14/5/2012, 16:22




png

Era anche lui un semidio? Aveva l'anima fredda come quella del "Gemello", anche se non riuscivo a sentirla bene, era una sensazione che poche volte ho provato. Non mi interessava un gran che di questo Panfilo il poeta sinceramente, sono uno più pagliaccio degli altri, soprattutto gli individui che si paravano sulla mia strada. Non ne avevo nessuna voglia, ma siccome non avevo niente da fare sarebbe stata una buona cosa aiutarlo, anche per indagare un po' di più. Intanto il Me oscuro fremeva per uscire.
Non sono sicuro che fosse davvero ubriaco come credevo, sembrava abbastanza lucido anche se puzzava di vino peggio di un barbone.
I miei occhi azzurri si illuminarono di una luce azzurra che si spense subito. Avevo avuto un'altra delle mie idee stupide.
Finalmente si accorse che perdere tempo in un fetido bar non era l'idea giusta di ricerca e si alzò lasciando due monete d'argento al barista.
Finalmente si presentò. Non ero sicuro che fosse il suo nome vero, forse mi prendeva semplicemente in giro, ma non avevo voglia di polemizzare. Anche io allora gli avrei dato un nome falso, anche perchè non sarebbe stato divertente essere rintracciati facilmente da un tizio così.
«Piacere, mi chiamo John Smith»
Non avevo idea di come mi fosse potuta entrare in testa un idea tanto assurda per un nome, ma suonava divertente e piacevole.
Svogliatamente mi alzai dal tavolo del bar, e mi mossi verso di lui. Non ero del posto, quindi sarebbe stato meglio far guidare l'operazione a lui, anche se non riuscivo minimamente a percepire il disastro che stava per succedere, ed in che guai ci saremmo cacciati.
«Prego, messere. Mi faccia strada»
L'insolenza ben nascosta delle mie parole non sembrava essere stata percepita, intanto aspettavo la risposta.

«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan


Edited by Marxo - 14/5/2012, 20:22
 
Top
view post Posted on 14/5/2012, 19:17
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*La situazione stava evolvendo, finalmente.
Il momento di stallo si era concluso e ora pareva proprio che il moretto avesse intenzione di seguirlo per il semplice desiderio di dare un senso alla giornata.
In effetti anche lui aveva voglia di farlo... e allo stesso tempo sentiva il desiderio di stringere le dita attorno alla gola di chiunque fosse stato a sottrargli il cibo.
Come diavolo si poteva essere così dannatamente idioti da fare una cosa del genere?
Insomma, anche i bambini sarebbero arrivati a comprendere che sottrarre qualcosa a un Dio equivaleva a renderselo nemico per il resto dei propri giorni.
E rendersi nemico un tipo come lui non era poi molto difficile, ora che ci faceva davvero caso.
Aspettò che l'altro lo raggiungesse, presentandosi come John Smith, o qualche cosa del genere, non l'aveva ascoltato e non gli interessava sapere il suo nome.
Il proprio, o meglio, quella specie di storpiatura abbreviata del proprio nome, l'aveva detto solo per far sì che lui pensasse che fosse un semplice, comune essere umano alla ricerca di quel qualcosa che aveva perso e che gli era stato rubato, tutto qui.
Una volta usciti dalla locanda vennero accolti entrambi da un venticello fresco, che per qualche istante frustò loro la faccia, cacciando indietro i capelli di Dioniso col suo dolce soffio.
Il Dio si guardò qualche attimo intorno, come se stesse cercando qualcosa per orientarsi, qualche punto di riferimento o simili.
Ignorò palesemente il "prego, messere", detto da quella specie di bamboccio dagli occhi azzurri prima che uscisse, e si mise a riflettere.
A Tebe compariva ogni anno per i baccanali in suo onore... e ora che ci pensava non mancava poi molto al prossimo, cosa che in un certo senso gli faceva venire da sorridere al pensiero.
Molte cose erano cambiate dal periodo ormai lontano in cui la girava a piedi, mischiandosi tra i comuni mortali come nulla fosse.
Oddio, in realtà talvolta camminava ancora per le vie della città, più spesso di quanto gli altri Dei sapessero, per il semplice fatto che gli piaceva gironzolare fra gli Umani... ma quel "vicolo delle Baccanti" proprio non gli sovveniva.
Perciò l'unica cosa che restava da fare era... beh... fare il Dio.
Ovviamente fece in modo che il ragazzo non si accorgesse di nulla, ma per pochi secondi chiuse gli occhi, si concesse un profondo sospiro e si concentrò su quelle tre parole.
Vicolo... delle... Baccanti.
Come se volesse ricordarselo, o farsi venire alla mente qualcosa che glielo ricordasse.
Improvvisamente, come un flash, la strada gli comparve alla mente.
In definitiva non dovevano fare altro che attraversare la piazza in cui la locanda si trovava, girare un paio di angoli, e poi il vicolo sarebbe apparso alla loro sinistra.
Beh, essere un divino figlio di Zeus ha i suoi vantaggi, in questo genere di cose.
In tutto erano passati si e no un paio di secondi, da quando Dean aveva chiuso gli occhi, perciò era difficile che il ragazzo si fosse accorto di quel che era avvenuto, anzi, praticamente impossibile.*
Andiamo allora.
*Disse semplicemente, incamminandosi pochi attimi dopo attraverso la piazza.
Camminava tranquillo, il Dio, con le mani nelle tasche e lo sguardo fisso davanti a sè.
In effetti, ora che conosceva la via, non serviva più guardarsi intorno.
Dopo pochi passi mossi in silenzio, la divinità si voltò a guardare il ragazzino che gli camminava affianco, con un mezzo sogghigno stampato in faccia.*
Dimmi un pò...
*Cominciò, tanto per attaccare un qualche genere di conversazione.*
Se non sei di qui da dove vieni?
*Tracia, Tessaglia, Frigia?
No, non gli pareva avesse i tratti somatici di nessuna di quelle regioni.
Sembrava più uno straniero capitato lì per caso.
Mentre lui chiacchierava, intanto, avevano già svoltato il primo angolo in direzione del fantomatico vicolo.*


Edited by Matty Greenleaf - 14/5/2012, 20:47
 
Top
Marxo
view post Posted on 14/5/2012, 20:45




png

Eravamo finalmente usciti dal baretto dove il caro Dean aveva appena finito di sorseggiare chissà quanti litri di vino, e fra un leggero venticello fresco e la temperatura del luogo non si stava poi tanto male fuori. Era piacevole. Avrei preferito che fosse già notte inoltrata, anche perchè la notte mi piace davvero molto, ma anche la tarda sera non mi dispiaceva.
Vicolo delle Baccanti se non ho capito male. Si trovava a tebe? Era un gioco da ragazzi da trovare, soprattutto per uno come me che poteva girare tutta la città in pochi secondi, ed infatti così avevo intenzione di fare.
«Mi pare di aver visto qualcosa dietro quel muretto, torno subito.»
Camminai verso il muretto con una lentezza umana e, dopo averlo girato, corsi tutte le strade della città in un paio di secondi in cerca di un cartello che poteva darmi anche solo un indizio. Lo trovai, era non troppo distante.
Quando ritornai dove avevo iniziato a correre, uscii dal muretto con molta indifferenza.
«Niente, era solo un impressione. Forse era un gatto.»
Sapevo più o meno la strada che dovevo fare, bastava passare per la piazza della locanda, girare un paio di angoli ed infine ci sarebbe apparso davanti un cartello enorme con scritta la tanto ricercata via con dei caratteri a dir poco cubitali. Sembrava messo li come per invitarci o tenderci una trappola, e sinceramente non ne avevo molta voglia, anche se ad una prima occhiata di trappole non ne avevo viste.
Seguii Dean che sembrava già sapere la strada, cosa molto sospetta. Sapeva davvero la strada? Come faceva a sapere dove andare al primo colpo? Mi stava ingannando o forse avevo ragione a pensare che non fosse realmente umano? Ero pressato dai dubbi, e mantenevo un livello di guardia ed attenzione che normalmente non avrei avuto, pronto a sfoderare la spada dietro alla mia schiena senza la minima esitazione. Ovviamente a quel punto avrei fatto uscire l'altro me, e li si sarebbe certamente divertito.
Chissà questo tizio cosa gli aveva preso di tanto importante? O almeno, abbastanza importante da farlo venire fino a Tebe. Ero davvero curioso, anche se non lasciavo trasparire la minima emozione. Non lo stavo stuzzicando da un po', perché non ne avevo voglia, ma immagino se ne fosse accorto. Sono davvero fortunato che sia un tipo "superiore" altrimenti se la sarebbe presa, ed avrebbe attaccato a polemizzare, o passare alle mani. Non era il tipo.
Forse una qualità buona la aveva anche lui? Infondo dicono che c'è del buono in tutti, ma non potevo esserne certo e rimanevo in guardia.
Dean ruppe il silenzio che regnava sovrano in quel momento: «Se non sei di qui da dove vieni?»
Bene, gli avevo dato un nome falso per non farmi rintracciare, non gli avrei di certo specificato la località anche se non avevo tanta voglia di mentire, così rimasi generico.
«Italia, tu?»
Da dove veniva? Non era di certo di tebe, o forse si ed era per questo che sapeva la strada? La faccenda si stava facendo interessante.


«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan
 
Top
view post Posted on 15/5/2012, 18:55
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*Oserei dire decisamente interessante.
Il sopracciglio destro di Dean si sollevò in un'espressione a dir poco dubbiosa, quando Marx, pardòn, John Smith, si avviò verso il muretto vicino, dicendo di aver visto qualcosa.
Se anche così fosse stato, che accidenti avrebbe potuto vedere di tanto importante?
Una cartaccia, un topo, un indizio di qualche genere?
Lo lasciò fare, il dio dello strepito, limitandosi ad aspettarlo, guardando il punto in cui aveva svoltato, conscio che ci fosse qualche cosa che non era esattamente come doveva essere, sempre se, come gli aveva detto prima nella locanda, quel ragazzino fosse davvero Umano.
Lo sguardo giallo si fece più profondo, quasi tagliente, quando "John" tornò, stranamente calmo, comparendo come dal nulla.
Da quando aveva svoltato erano passati al massimo cinque secondi, ma in quel poco tempo alle orecchie del Dio non era giunto nessun rumore, come normalmente dovrebbe avvenire se davvero si è andati in una certa direzione perchè attratti da qualcosa di particolare.
E invece niente, nè rumori di passi, nè sbuffi, nè altro.
Però lui diceva che forse era solo un gatto... ma come poteva esserci qualche animale, se lui non sentiva nessun verso o rumore di passi?
Non disse nulla, neanche in quel momento, limitandosi a sogghignare e annuire, forse con aria un pò inquietante, almeno così poteva sembrare per qualche povero piccolo ingenuo.
In realtà il suo cervello stava già formulando varie ipotesi possibili.
Un semidio... da quando non aveva notizia di tipetti del genere?
Beh, un centinaio d'anni, come minimo, e la cosa lo divertiva non poco.
Era convinto che, se davvero soggetti del genere esistevano, la cosa poteva comportare interessanti... sviluppi.
Magari i tre boss l'avrebbero finita di imbronciarsi su quanto gli Uomini li avessero dimenticati e avrebbero cominciato a pensare a cose più serie, tipo godersi l'immortalità con tutti i divertimenti del caso.
Ma quando mai quei tre pensavano a cose del genere?
Quel pensiero allargò il ghigno sul suo viso, mentre camminava.
L'altro non gli chiese nulla, nè se sapesse la strada nè dove si trovassero, il che gli suonava sospetto, ma non lo diede a vedere.
Aveva la sua idea ben delineata in mente, e pensava fosse quella esatta, il che lo rendeva ancor più divertito e soddisfatto dell'aver coinvolto quel tizio nella faccenda dell'ambrosia.
Invece gli rispose alla domanda prima posta, ovvero di dove fosse, dicendo di venire dall'Italia, ma senza specificare da quale zona.
Nord o Sud?
Magna Grecia o... mondo Italico a lui praticamente ignoto, dato che non gli era mai interessato più di tanto?
Interessante dilemma, a cui ne seguì un altro, al quale però la soluzione era già più che pronta nella sua mente dal momento in cui aveva cominciato a conversare con quel ragazzino.
Si era preparato la risposta in anticipo, mettiamola così.*
Sono nato qui a Tebe, ma non ci vivo più da molto tempo. Ogni tanto mi piace tornarci per qualche.... passeggiata in ricordo dei vecchi tempi.
*E che tempi, quelli di Cadmo e delle sue figlie, dei Baccanali, della gloria...
Gli sarebbe davvero piaciuto poter tornare indietro nel tempo a quel periodo, poter tornare a raggirare gli animi degli Uomini in forma umana e poi confessare loro la sua vera natura senza essere preso per matto.
Beh, anche così non è che gli dispiacesse poi tanto, vivere tra gli Umani come un Umano... ma indubbiamente gli mancava far sapere all'umanità chi fosse il vero sè stesso.
Umanità intesa, ovviamente, come coloro che non facevano parte del ristretto, ristrettissimo gruppo che ancora credeva nelle divinità.
Fece spallucce, facendo finta di guardarsi intorno, prima della seconda svolta*
Se non sbaglio dobbiamo andare di qua, ma non ne sono del tutto certo.
*Mosse un paio di passi avanti, come a voler andare in avanscoperta, poi, con un sogghigno, si voltò verso John, o chi accidenti lui fosse, e gli fece cenno di seguirlo.*
Trovato. E' in fondo a questa strada.
*Percorse la strada rimasta tra loro e il cartello indicante il vicolo in meno di cinque minuti, allungando un pò il passo per fare prima... poi eccolo lì, il cartello, che a dirla tutta aveva un'aria non propriamente raccomandabile.
Cominciò a guardarsi intorno, in cerca del presunto studio del poeta.
L'ambiente era piccolo, stretto, e, o almeno sembrava, piuttosto umido, fatto di vecchie case, la maggior parte delle quali abbandonate o lasciate incustodite.
Insomma, non ispirava affatto fiducia, però era lì che doveva trovarsi lo studio...
Poi, improvvisamente, alla sua destra, eccolo: "Panfilo il poeta, scrittore di poemi moderni", scritto in Greco antico.*
Eccolo là... Panfilo.
*Lo disse con un disprezzo tale che si poteva pensare avesse intenzione di far fuori il cosiddetto poeta, e forse era anche vero.
In ogni caso si avvicinò al portone in legno e bussò un paio di volte, rimanendo poi in attesa di risposta.*
 
Top
Marxo
view post Posted on 16/5/2012, 20:41




png

Se n'era accorto? Sembrava stranamente sconvolto, non si atteggiava come prima, ma in modo più... contenuto. Andavamo in una direzione precisa, e lui sembrava sempre più convinto ogni passo che faceva, quasi come se sapesse già dove andare. Allora perchè non c'era andato prima?
Mi apparse uno strano sorriso sulla faccia come se stessi per scoppiare a ridere ma mi trattenessi.
- E se...? -
Iniziai ad una velocità elevatissima a spostarmi a zigzag sui lati della stradina che percorrevamo, sostando ogni mezzo secondo dietro a Dean, volevo vedere. Se se ne fosse accorto avrei avuto la conferma alla mia teoria. Un umano non se ne accorge se mi sposto a queste velocità.
Se si fosse girato avrebbe visto solo uno spazio vuoto ad intervalli di mezzo secondo dalla durata di qualche frazione di millesimo. Quindi non avrebbe visto altro che... me.
Lo seguivo costantemente fino a quando non arrivammo dove lui diceva ci fosse questo fantomatico Panfilo.
«Dimmi, Dean. Come fai a sapere che qui vive Panfilo? Sai leggere il greco antico?»
Dissi con aria di sfida, pochi ormai sapevano leggere il greco antico.

«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan

sto leggermente male D:
 
Top
view post Posted on 17/5/2012, 13:19
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*C'era qualcosa nell'aria che gli dava una strana sensazione, e non si trattava della puzza di muffa che quel vicolo emanava come una sorta di fragranza.
Di solito si diceva che le sensazioni degli Dei sono sempre veritiere, che se provano qualcosa c'è sempre un motivo.
Beh, per una volta il rosso sperava che quel motivo non ci fosse, che quel brutto presentimento che sentiva nello stomaco fosse infondato.
Già, perchè man mano che si avvicinavano allo studio sentiva dentro una sorta d'inquietudine che cresceva passo dopo passo.
E contemporaneamente un fastidioso ronzio, che gli martellava le orecchie in modo continuo e costante.
Ma quello pensava di sapere da dove provenisse: aveva visto giusto nel pensare che quel ragazzino non fosse davvero Umano, almeno non completamente.
Ma non diede a vedere nulla, continuando a camminare tranquillo... anche perchè l'altro lo credeva un semplice Umano, giusto?
Quindi perchè dargli questa delusione di sapere che in realtà non era Umano neanche lui?
Con un ghigno, appoggiò una mano sulla porta di legno dello studio di Panfilo, intenzionato a bussare.
Non lo fece a causa della domanda piuttosto ridicola che l'altro gli aveva posto.*
Come, non sai che "Panfilo" è un nome che si scrive nello stesso modo sia in Greco Antico che nella lingua moderna?
*Chiese, in tono quasi di scherno, ma senza lasciar trasparire tanto questo, quanto piuttosto il divertimento nel tono di voce.
Quando si dice che il Dio della Pazzia ha la scusa pronta per ogni situazione, decisamente.
Però era la pura verità, la scrittura sia in lingua antica che in lingua moderna di quel nome era identica.
A quel punto bussò, due volte, con non molta forza ma abbastanza da far sentire i colpi delle nocche contro la porta in legno in tutto il vicolo.
Nessuna risposta.
Al che bussò ancora, altri due colpi, pensando che il poeta non avesse sentito.
Ancora nessuna risposta.
Il presentimento che gli era nato in corpo si fece più pressante, trasformandosi quasi in certezza... c'era qualcosa che non andava in quella dannata situazione.*
Dannazione...
*Mormorò tra sè e sè, già convinto che fosse tutto un tranello.
Ma poi provò ad aprire la porta con la maniglia e.... con un cigolio di ruggine e ferraglia, il portone si aprì, lasciando loro aperta la visione di uno studio costituito da un'unica stanza, con una scrivania enorme nel centro e un'altrettanto enorme libreria dietro di essa, stracoma di volumi, pergamene e cartacce varie impolverate dall'incuria e ingiallite dal tempo.
Accanto c'era una scala di legno che portava a un soppalco, sopra il quale, al centro del muro, poteva intravedersi una porta che probabilmente portava ad altri locali, magari quelli in cui abitava il cosiddetto poeta.
Ma la scrivania non era esattamente "in ordine"... diciamo pure che era rovesciata a terra... e dietro di essa....*
Starà scherzando, spero.
*Una gigantesca, enorme, immensa e apparentemente famelica pianta carnivora.
Le sue dimensioni erano talmente esagerate che quasi copriva completamente la libreria impolverata e, sotto di essa, molte radici spuntavano dal terreno, spaccando il pavimento e muovendosi lente, come serpenti, come se la bestiaccia avesse intenzione di invadere tutta la stanza.
Ma la cosa più impressionante era la "testa"... enorme, dalla bocca in grado tranquillamente di inghiottire entrambi in un solo boccone, piena di... denti.
La creatura, che apparentemente, oltre ad essere gigantesca e in continua espansione era pure senziente, emise un gorgoglio seguito da un urlo straziante, che costrinse il rosso a coprirsi le orecchie per evitare che gli saltassero i timpani.
E ora?
Che diavolo avrebbero dovuto fare, opera di giardinaggio?
E dire che lui pensava di avere a che fare con un poeta, non con un folle dal pollice verde.
Ma non ebbero tempo per pensare a nulla, dato che le radici della pianta, insieme alle lunghe foglie che spuntavano dallo stelo, si lanciarono in loro direzione per... catturarli, probabilmente, per poi, magari, portarli all'enorme bocca.
Dean fu veloce ad arretrare, o meglio, spostarsi in un luogo in cui difficilmente quelle dannate radici tentacolari l'avrebbero beccato, ovvero nell'angolo buio a sinistra della scrivania.*
Dannazione... ci toccherà eliminare le erbacce..
*Un ghigno gli attraversò il volto, mentre si voltava in direzione del brunetto.*
Sei d'accordo?
*Chissà, magari la cosa gli avrebbe fatto paura e sarebbe scappato... alla velocità della luce.*


Edited by Matty Greenleaf - 17/5/2012, 14:44
 
Top
Marxo
view post Posted on 21/5/2012, 15:29




png

Ebbene sì, avevamo trovato panfilo, il tanto cercato poeta.. o almeno credevo. Eravamo in trappola vista la pianta gigante che ci ha accolti... O almeno lui era in trappola, forse dato che io una pianta così l'avrei affrontata molto facilmente, o almeno speravo.
Comunque nel mentre che "Big D" era nell'angolo il mio "coinquilino" premeva per uscire, e quasi non lo contenevo più.
«Bene, penso che sia arrivata l'ora di lasciarlo uscire, scusami per quello che farò, forse sembrerà che io non sia più lo stesso, anzi stai un po' attento perchè non so come reagirò»
non sapevo che scusa usare, ma non pensavo gli importasse tanto, perchè anche lui fremeva per combattere, o così almeno pensavo.
Lasciai prendere il controllo del corpo al mio fratellino.
«Così tu saresti l'ubriacone eh?»
Iniziò a ridere come un bambino a cui viene fatto il solletico sembrando pazzo, per poi correre per tutta la stanza sollevando un gran polverone senza curarsi minimamente di Dean o della pianta. Correva ovunque anche sui muri, gravità permettendo, e sembrava impazzito di colpo. Era orribile lasciarlo uscire perchè non sapevo come mi avrebbe ridotto il corpo, ma tanto sarebbe uscito comunque quindi non valeva la pena di fare tanta fatica inutile.
Quando si decise di attaccare la pianta estrasse la spada, e con degli scatti repentini si mise a correre lungo le radici, così veloce che un umano normale non avrebbe visto altro che un' ombra sfocata e distorta, cercava di confondere la pianta. Infine fece un salto dalla parete di fronte ad essa per poi cercare di piantarle la spada sotto al mento, o quello che era.
L'avrebbe colpita? Sarebbe stato mangiato?
Diventavo via via sempre più preoccupato

«Parlato»
- Pensato -


images by Marxo - code by Aika~chan

sto leggermente male D:
 
Top
view post Posted on 21/5/2012, 20:08
Avatar

Alla fine del mondo, vedrai, i nostri sogni diventano VERI

Group:
Dei
Posts:
8,248
Location:
ovunque e da nessuna parte

Status:


dionisoname
*La situazione era diventata piuttosto interessante.
Decisamente spinosa, se proprio vogliamo dirla tutta, e nel senso letterale del termine.
Le radici della gigantesca pianta carnivora, infatti, erano piene di aguzzi spuntoni, che sembravano messi lì apposta per infilzare il primo idiota che ci si fosse fiondato contro.
Dean, o meglio Dioniso, restò per qualche secondo fermo, a guardarsi intorno e cercare di studiare la situazione.
Combattere lo annoiava, soprattutto se doveva farlo contro un essere così assurdamente insulso... ma in quel caso la situazione era ben diversa: voleva la sua ambrosia, ne aveva bisogno, e avrebbe fatto qualunque cosa per averla, a costo di portare sia quella dannata pianta che quel ragazzino alla follia totale.
Giusto mentre notava come le radici avessero invaso anche il retro della stanza, formando una sorta di groviglio praticamente inestricabile su tutto il pavimento e parte del muro, avvenne qualcosa, che gli impose di distrarsi.
Quel ragazzino che aveva deciso di portarsi dietro nell'impresa, così apparentemente insulso, ma che poi si era rivelato ben diverso dalle apparenze, aveva deciso di stupirlo ancora.
Guardandolo, gli disse cose assurde, tra cui di non preoccuparsi per ciò che avrebbe detto o fatto di lì a poco.
La cosa in parte lo sorprese e in parte lo divertì.
Insomma, oltre a essere un semidio -perchè ormai era praticamente certo che lo fosse- era anche matto?
La risposta due secondi dopo, quando lo definì "ubriacone", rivolgendoglisi non solo come se fosse un insulso mortale qualunque, ma anche come se non lo avesse mai visto in faccia, cosa che lo preoccupò abbastanza.
Insomma, sapendolo prima, almeno si sarebbe scelto qualcuno con un cervello un pò meno svitato.
Ma ormai era tardi per pensarci, perciò si limitò a ghignargli contro, guardandolo con un sopracciglio leggermente sollevato, come se il cigolio di legno e radici alle sue spalle e i ruggiti insisitenti della pianta nemmeno gli facessero effetto, cosa che in effetti era.*
Ubriacone? Direi piuttosto amante del buon vino.
*Risposta semplice e disarmante, molto probabilmente, ma detta dal più profondo di quella vaga sottospecie di cuore che il rosso, ben nascosto da strati e strati di egoismo e falsità, possedeva... forse.
Ma non ebbe il tempo di ricevere risposta, o meglio, il ragazzino non gliene diede alcuna, e il motivo di ciò è semplicemente che scattò via, talmente veloce che persino lui riusciva a stento a scorgerlo.
Corse come una furia tutt'intorno alla pianta, quasi volesse studiarla per bene, irritando il vegetale, che probabilmente percepiva il seppur rapidissimo tocco dei suoi piedi sulla corteccia come qualcosa di fastidioso.
Difatti mentre lui correva la testa verde e bulbosa si muoveva di qua e di là, aprendo e chiudendo le gigantesche fauci ed emettendo orrendi versi che per un secondo causarono una sorta di cerchio alla testa al Dio, che evidentemente aveva davvero bevuto parecchio, alla locanda.
Stringendo gli occhi e tenendosi il capo con una mano, abbasdsandosi per schivare il movimento di una grossa radice che si era mossa irritata come a voler scacciare lo scomodo intruso che le stava correndo attorno, il rosso restò a osservare la scena.
Non ci volle molto perchè il ragazzino tentasse il colpo: un fendente puntato dritto sotto la gigantesca testa, con l'intenzione di trafiggerle probabilmente mascella e stelo da parte a parte... ma...
Beh, la creatura reagì spostando il bulbo che costituiva quella specie di testa vegetale, in modo da ritrovarsi solo con un taglio superficiale che fece scorrere parte della sua linfa verdognola sul pavimento, cosa che le causò un dolore tale da permetterle di emettere uno stridulo ruggito che fece letteralmente tremare muri e pavimento, tanto che dallo scaffale cadde qualche libro.
La velocità evidentemente non era sufficiente, per far fuori quella creatura, che, fulminea, mosse quella che sembrava una foglia, colpendo l'elsa della spada stretta in mano dal moretto, che volò dall'altro lato della stanza, in mezzo a nugoli e nugoli di spinosissime radici.
La cosa fece sogghignare il dio dello strepito, che se ne stava tranquillamente appoggiato al muro, il capo lievemente reclinato da una parte, un paio di sparuti ciuffi rossi a coprirgli gli occhi e l'aria di chi ha tutte le intenzioni di dare il proprio contributo, cosa che, da parte sua, capitava in occasioni rare, estremamente rare.
Ma, come già detto, quella situazione era tutt'altro che normale, e il suo stomaco reclamava cibo, il che lo rendeva ancor più furente, perciò, distaccandosi con flemma dal muro, incurante delle radici che, furiose, gli vorticavano intorno, ma apparentemente non erano in grado nemmeno di sfiorarlo, mosse un paio di passi in direzione della creatura.
Un sogghigno era dipinto sul suo volto, dandogli un'aria decisamente inquietante, le mani erano infilate placide nelle tasche dei jeans, ma si vedevano distintamente i muscoli tesi, sotto la sottile t-shirt nera, pronti a fare ciò che quel folle dai capelli rossi non vedeva assolutamente l'ora di fare.*
Direi che a questo punto tocca a me...
*Un mormorio, nulla di più, mentre il braccio destro usciva velocemente dalla tasca, stendendosi a lato del corpo in maniera perpendicolare al torace, il polso aperto e le dita tese in direzione della gigantesca pianta.
Sentì nel corpo e nell'anima tutta la furia accumulata da quando quella dannata giornata aveva avuto inizio, tutta la rabbia, la frustrazione e, soprattutto, il desiderio di sfogarsi.
Il fuoco che era in lui, richiamato da tutte quelle emozioni messe insieme, non poteva non risvegliarsi, poco importava se avesse con sè il tirso o meno, anzi, probabilmente in quella situazione sarebbe stato solo d'impiccio.
Lasciò che la fiamma che lo aveva fatto nascere scorresse nel suo corpo, fino a giungere alla mano, sul palmo della quale, partendo dalla giuntura del pollice, si formò una spirale sottile di fiamme rosse come il sangue.
La fiammella compì un giro su sè stessa attraversando tutte le dita e tornando al centro del palmo, per poi, in quel punto, iniziare ad ampliarsi, vorticando paurosamente, formando cerchi man mano più larghi e potenti, che si trasformarono in una sorta di nastro arrotolato dello spessore di una grossa corda.
Per un secondo il dio si concesse di socchiudere gli occhi e sospirare, beandosi della sensazione di piacere che gli dava sentire l'elemento da cui era sorto accarezzargli la pelle.
La spirale restò ferma sul palmo della sua mano solo per pochi attimi, come se si trattasse in realtà di una molla che si stesse caricando prima di scattare... poi il braccio si spostò di scatto in avanti, e la molla partì, mantenendosi però sempre in contatto con la mano del dio, come se il rosso volesse mantenerne il controllo.
Veloce, precisa, a dir poco fulminea, si diresse dritta al centro dello stelo della gigantesca pianta, bruciando e ustionando l'attaccatura dello stelo con le radici, cosa che fece spalancare la bocca alla creatura, facendole emettere un ruggito di dolore che aveva quasi dello straziante e che, proprio per questo, fece ghignare ancor di più la divinità, come se in realtà l'avesse colpita in quel punto proprio per sentire quel lamento.
La molla tornò rapidamente indietro, rannicchiandosi di nuovo sul palmo della mano del Dio, riprendendo a vorticare come se non aspettasse altro che essere lanciata di nuovo.
Lo sguardo giallo della divinità scattò verso il moretto, poco lontano da lui, tuttosommato, ma abbastanza impossibilitato a raggiungere la spada a causa dei rovi.*
Che ne dici di farla a fettine?
*Chiese, con un ghigno che aveva a dir poco del sadico, dipinto in viso.
La spirale di fiamme scattò nuovamente, stavolta in direzione opposta rispetto al centro della pianta, ovvero verso il luogo in cui la spada del ragazzo era stata scaraventata.
Con uno schiocco, la frusta di fuoco si avvolse attorno all'elsa dell'arma, che poi venne "lanciata" nuovamente al suo proprietario.
Nello stesso istante la pianta, ripresasi dal dolore che aveva provato a causa dell'ustione, mosse rapide ben due radici, una con l'intenzione di bloccare il moretto per impedirgli di correre via, l'altra con l'intento di afferrare la spada al volo.
Dean non fece nulla per impedire alla pianta di agire... vedere le sofferenze altrui in quel momento lo divertiva quasi quanto avrebbe potuto farlo una bevuta in compagnia delle Baccanti.... perciò stava solo a Marx -pardòn, a John- sbrigarsela da quella faccenduola.
Lui si sarebbe riservato l'onore di dare il colpo di grazia a quell'insalata troppo cresciuta.*
 
Top
25 replies since 10/5/2012, 19:56   379 views
  Share